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giovedì 15 dicembre 2011

Cineforum per la Giornata della Memoria 27 Gennaio 2012

Questo cineforum vuole essere un contributo per la Giornata della Memoria, proponendosi di ricordare non solo le vittime dell'olocausto, ma quelle di tutti i genocidi, le discriminazioni e le persecuzioni che hanno macchiato la nostra storia. I film, accuratamente selezionati, affrontano tematiche differenti e si preoccupano di mettere a fuoco quelle che sono le piaghe più profonde che affliggono il nostro mondo, dando numerosi spunti di riflessione. 

Le proiezioni si terranno dal giorno 9 al giorno 26 Gennaio.
Le classi potranno prenotare i turni secondo gli orari stabiliti dal clendario e scegliere uno o più film dalla lista, creando magari un proprio percorso tematico.
 

lunedì 5 dicembre 2011

10 Dicembre 2011: Giornata Mondiale dei Diritti Umani

La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani fu adottata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948.

I trenta articoli di cui si compone sanciscono i diritti individuali, civili, politici, economici, sociali, culturali di ogni persona. Vi si proclama il diritto alla vita, alla libertà e sicurezza individuali, ad un trattamento di uguaglianza dinanzi alla legge, senza discriminazioni di sorta, ad un processo imparziale e pubblico, ad essere ritenuti innocenti fino a prova contraria, alla libertà di movimento, pensiero, coscienza e fede, alla libertà di opinione, di espressione e di associazione. Vi si proclama inoltre che
nessuno può essere fatto schiavo o sottoposto a torture o a trattamento o punizioni crudeli, disumani o degradanti e che nessuno dovrà essere arbitrariamente arrestato, incarcerato o esiliato.
Vi si sancisce anche che tutti hanno diritto ad avere una nazionalità, a contrarre matrimonio, a possedere dei beni. a prendere parte al governo del proprio paese, a lavorare, a ricevere un giusto compenso per il lavoro prestato, a godere del riposo, a fruire di tempo libero e di adeguate condizioni di vita e a ricevere un'istruzione. Si contempla inoltre il diritto di chiunque a costituire un sindacato o ad aderirvi e a richiedere asilo in caso di persecuzione.

Molti paesi hanno compendiato i termini della Dichiarazione entro la propria costituzione. Si tratta di una dichiarazione di principi con un appello rivolto all'individuo singolo e ad ogni organizzazione sociale al fine di promuovere e garantire il rispetto per le libertà e i diritti che vi si definiscono. Gli stati membri delle Nazioni Unite non furono tenuti a ratificarla (la dichiarazione non essendo di per sé vincolante), sebbene l'appartenenza alle Nazioni Unite venga di norma considerata un'accettazione implicita dei principi della Dichiarazione.

Va sottolineato che in base alla Carta delle Nazioni Unite gli stati membri s'impegnano ad intervenire individualmente o congiuntamente, per promuovere il rispetto universale e l'osservanza dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali . Questo è un obbligo di carattere legale. La dichiarazione rappresenta un'indicazione autorevole di che cosa siano i diritti umani e le libertà fondamentali.

DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI DELL'UOMO

Preambolo

Considerato che il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti, uguali ed inalienabili, costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo;

Considerato che il disconoscimento e il disprezzo dei diritti dell'uomo hanno portato ad atti di barbarie che offendono la coscienza dell'umanità e che l'avvento di un mondo in cui gli esseri umani godano della libertà di parola e di credo e della libertà dal timore e dal bisogno è stato proclamato come la più alta aspirazione dell'uomo;

Considerato che è indispensabile che i diritti dell'uomo siano protetti da norme giuridiche, se si vuole evitare che l'uomo sia costretto a ricorrere come ultima istanza, alla ribellione contro la tirannia e l'oppressione;

Considerato che è indispensabile promuovere lo sviluppo di rapporti amichevoli tra le Nazioni;

Considerato che i popoli delle Nazioni Unite hanno riaffermato nello Statuto la loro fede nei diritti fondamentali dell'uomo, nella dignità e nel valore della persona umana, nell'eguaglianza dei diritti dell'uomo e della donna, ed hanno deciso di promuovere il progresso sociale e un miglior tenore di vita in una maggiore libertà;

Considerato che gli Stati membri si sono impegnati a perseguire, in cooperazione con le Nazioni Unite, il rispetto e l'osservanza universale dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali;

Considerato che una concezione comune di questi diritti e di questa libertà è della massima importanza per la piena realizzazione di questi impegni,

ASSEMBLEA GENERALE proclama LA PRESENTE DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI DELL'UOMO come ideale comune da raggiungersi da tutti i popoli e da tutte le Nazioni, al fine che ogni individuo ed ogni organo della società, avendo costantemente presente questa Dichiarazione, si sforzi di promuovere, con l'insegnamento e l'educazione, il rispetto di questi diritti e di queste libertà e di garantirne, mediante misure progressive di carattere nazionale e internazionale, l'universale ed effettivo riconoscimento e rispetto tanto fra i popoli degli stessi Stati membri, quanto fra quelli dei territori sottoposti alla loro giurisdizione.

DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI UMANI

Articolo 1
Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.

Articolo 2
1) Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione.

2) Nessuna distinzione sarà inoltre stabilita sulla base dello statuto politico, giuridico internazionale del paese o del territorio sia indipendente, o sottoposto ad amministrazione fiduciaria o non autonomo, o soggetto a qualsiasi limitazione di sovranità.

Articolo 3
Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona.

Articolo 4
Nessun individuo potrà essere tenuto in stato di schiavitù o di servitù; la schiavitù e la tratta degli schiavi saranno proibite sotto qualsiasi forma.

Articolo 5
Nessun individuo potrà essere sottoposto a tortura o a trattamento o a punizioni crudeli, inumane o degradanti.

Articolo 6
Ogni individuo ha diritto, in ogni luogo, al riconoscimento della sua personalità giuridica.

Articolo 7
Tutti sono eguali dinanzi alla legge e hanno diritto, senza alcuna discriminazione, ad una eguale tutela da parte della legge. Tutti hanno diritto ad una eguale tutela contro ogni discriminazione che violi la presente Dichiarazione come contro qualsiasi incitamento a tale discriminazione.

Articolo 8
Ogni individuo ha diritto ad un'effettiva possibilità di ricorso a competenti tribunali nazionali contro atti che violino i diritti fondamentali a lui riconosciuti dalla costituzione o dalla legge.

Articolo 9
Nessun individuo potrà essere arbitrariamente arrestato, detenuto o esiliato.

Articolo 10
Ogni individuo ha diritto, in posizione di piena uguaglianza, ad una equa e pubblica udienza davanti ad un tribunale indipendente e imparziale, al fine della determinazione dei suoi diritti e dei suoi doveri nonché della fondatezza di ogni accusa penale gli venga rivolta.

Articolo 11
1) Ogni individuo accusato di un reato è presunto innocente sino a che la sua colpevolezza non sia stata provata legalmente in un pubblico processo nel quale egli abbia avuto tutte le garanzie necessarie per la sua difesa.

2) Nessun individuo sarà condannato per un comportamento commissivo od omissivo che, al momento in cui sia stato perpetuato, non costituisse reato secondo il diritto interno o secondo il diritto internazionale. Non potrà deI pari essere inflitta alcuna pena superiore a quella applicabile al momento in cui il reato sia stato commesso.

Articolo 12
Nessun individuo potrà essere sottoposto ad interferenze arbitrarie nella sua vita privata, nella sua famiglia, nella sua casa, nella sua corrispondenza, né a lesioni del suo onore e della sua reputazione. Ogni individuo ha diritto ad essere tutelato dalla legge contro tali interferenze o lesioni.

Articolo 13
1) Ogni individuo ha diritto alla libertà di movimento e di residenza entro i confini di ogni Stato.

2) Ogni individuo ha diritto di lasciare qualsiasi paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio paese.

Articolo 14
1 ) Ogni individuo ha il diritto di cercare e di godere in altri paesi asilo dalle persecuzioni.

2) Questo diritto non potrà essere invocato qualora l'individuo sia realmente ricercato per reati non politici o per azioni contrarie ai fini e ai principi delle Nazioni Unite.

Articolo 15
1) Ogni individuo ha diritto ad una cittadinanza. 2) Nessun individuo potrà essere arbitrariamente privato della sua cittadinanza, né del diritto di mutare cittadinanza.

Articolo 16
1) Uomini e donne in età adatta hanno il diritto di sposarsi e di fondare una famiglia, senza alcuna limitazione di razza, cittadinanza o religione. Essi hanno eguali diritti riguardo al matrimonio, durante il matrimonio e all'atto del suo scioglimento.

2) Il matrimonio potrà essere concluso soltanto con il libero e pieno consenso dei futuri coniugi.

3) La famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società e ha diritto ad essere protetta dalla società e dallo Stato.

Articolo 17
1) Ogni individuo ha il diritto ad avere una proprietà sua personale o in comune con altri.

2) Nessun individuo potrà essere arbitrariamente privato della sua proprietà.

Articolo 18
Ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione tale diritto include la libertà di cambiare di religione o di credo, e la libertà di manifestare isolatamente o in comune, e sia in pubblico che in privato, la propria religione o il proprio credo nell'insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell'osservanza dei riti.

Articolo 19
Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere.

Articolo 20
Ogni individuo ha diritto alla libertà di riunione e di associazione pacifica.

2) Nessuno può essere costretto a far parte di un'associazione.

Articolo 21
1) Ogni individuo ha diritto di partecipare al governo del proprio paese, sia direttamente, sia attraverso rappresentanti liberamente scelti.

2) Ogni individuo ha diritto di accedere in condizioni di eguaglianza ai pubblici impieghi del proprio paese.

3) La volontà popolare è il fondamento dell'autorità del governo; tale volontà deve sere espressa attraverso periodiche e veritiere elezioni, effettuate a suffragio universale eguale, ed a voto segreto, o secondo una procedura equivalente di libera votazione.

Articolo 22
Ogni individuo, in quanto membro della società, ha diritto alla sicurezza sociale, nonché alla realizzazione, attraverso lo sforzo nazionale e la cooperazione internazionale ed in rapporto con l'organizzazione e le risorse di ogni Stato, dei diritti economici sociali e culturali indispensabili alla sua dignità ed al libero sviluppo della sua personalità.

Articolo 23
1) Ogni individuo ha diritto al lavoro, alla libera scelta dell'impiego, a giuste e soddisfacenti condizioni di lavoro ed alla protezione contro la disoccupazione.

2) Ogni individuo, senza discriminazione, ha diritto ad eguale retribuzione per eguale lavoro.

3) Ogni individuo che lavora ha diritto ad una remunerazione equa e soddisfacente che assicuri a lui stesso e alla sua famiglia una esistenza conforme alla dignità umana ed integrata, se necessario, da altri mezzi di protezione sociale.

4) Ogni individuo ha diritto di fondare dei sindacati e di aderirvi per la difesa dei propri interessi.

Articolo 24
Ogni individuo ha diritto al riposo ed allo svago, comprendendo in ciò una ragionevole limitazione delle ore di lavoro e ferie periodiche retribuite.

Articolo 25
1) Ogni individuo ha diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all'alimentazione al vestiario, all'abitazione, e alle cure mediche e ai servizi sociali necessari; ed ha diritto alla sicurezza in caso di disoccupazione, malattia, invalidità, vedovanza, vecchiaia o in ogni altro caso di perdita dei mezzi di sussistenza per circostanze indipendenti dalla sua volontà.

2) La maternità e l'infanzia hanno diritto a speciali cure ed assistenza. Tutti i bambini nati nel matrimonio o fuori di esso, devono godere della stessa protezione sociale.

Articolo 26
1 ) Ogni individuo ha diritto all'istruzione. L'istruzione deve essere gratuita almeno per quanto riguarda le classi elementari e fondamentali. L'istruzione elementare deve essere obbligatoria. L'istruzione tecnica e professionale deve essere messa alla portata di tutti e l'istruzione superiore deve essere egualmente accessibile a tutti sulla base del merito.

2) L'istruzione deve essere indirizzata al pieno sviluppo della personalità umana ed al rafforzamento del rispetto dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali. Essa deve promuovere la comprensione, la tolleranza, l'amicizia fra tutte le Nazioni, i gruppi razziali e religiosi, e deve favorire l'opera delle Nazioni Unite per il mantenimento della pace.

3) I genitori hanno diritto di priorità nella scelta del genere di istruzione da impartire ai loro figli.

Articolo 27
1) Ogni individuo ha diritto di prendere parte liberamente alla vita culturale della comunità, di godere delle arti e di partecipare al progresso scientifico ed ai suoi benefici.

2) Ogni individuo ha diritto alla protezione degli interessi morali e materiali derivanti da ogni produzione scientifica, letteraria e artistica di cui egli sia autore.

Articolo 28
Ogni individuo ha diritto ad un ordine sociale e internazionale nel quale i diritti e le libertà enunciati in questa Dichiarazione possano essere pienamente realizzati.

Articolo 29
1 ) Ogni individuo ha dei doveri verso la comunità, nella quale soltanto è possibile il libero e pieno sviluppo della sua personalità.

2) Nell'esercizio dei suoi diritti e delle sue libertà, ognuno deve essere sottoposto soltanto a quelle limitazioni che sono stabilite dalla legge per assicurare il riconoscimento e rispetto dei diritti e delle libertà degli altri e per soddisfare le giuste esigenze della morale, dell'ordine pubblico e del benessere generale in una società democratica.

3) Questi diritti e queste libertà non possono in nessun caso essere esercitati in contrasto con i fini e i principi delle Nazioni Unite.

Articolo 30
Nulla nella presente Dichiarazione può essere interpretato nel senso di implicare un diritto di un qualsiasi Stato, gruppo o persona di esercitare un'attività o di compiere un atto mirante alla distruzione di alcuni dei diritti e delle libertà in essa enunciati.

mercoledì 30 novembre 2011

Giornata internazionale di solidarietà con il popolo palestinese

Il 29 Novembre si celebra la Giornata Internazionale di Solidarietà con il popolo palestinese. Per questa occasione, il segretario generale Ban Ki-Moon, ricorda con il suo discorso, che la questione palestinese è ancora irrisolta e che il popolo deve ancora conseguire i propri diritti inalienabili così come sanciti dall'Assemblea Generale, cioè, il diritto all’autodeterminazione senza interferenze esterne, il diritto a indipendenza e sovranità nazionali, e il diritto di fare ritorno alle proprie dimore e rientrare in controllo dei propri beni dai quali sono stati allontanati. La richiesta di Ban Ki-moon è, ancora una volta, che entrambe le parti dimostrino “coraggio e determinazione” per giungere a una soluzione di due Stati, in modo da permettere un migliore futuro per i bambini palestinesi e israeliani e risolvere le numerosi questione irrisolte. 

Messaggio del segretario Generale in Occasione della Giornata Internazionale di Solidarietà con il Popolo Palestinese

Sessantaquattro anni fa in questo giorno, l’Assemblea Generale adottava la Risoluzione 181, che prevedeva la divisione del territorio sotto mandato in due Stati. La creazione di uno Stato palestinese, che viva in pace e sicurezza accanto a Israele, è attesa da troppo tempo. 

La necessità di risolvere questo conflitto è diventata ancora più urgente alla luce dei cambiamenti storici avvenuti nella regione. Esorto i dirigenti israeliani e palestinesi a dare prova di coraggio e determinazione nella ricerca di un accordo che preveda una soluzione a due Stati, che possa offrire un futuro più radioso  alla gioventù palestinese e israeliana. Tale soluzione deve porre fine all’occupazione iniziata nel 1967, e rispondere alle legittime preoccupazioni legate alla sicurezza. Gerusalemme deve emergere dai negoziati come la capitale di due Stati, prevedendo delle diposizioni sui siti religiosi che possano soddisfare tutti. Occorre inoltre trovare una soluzione giusta e concertata per i milioni di rifugiati palestinesi sparsi nella regione.

La realizzazione di questo obiettivo comporta molti problemi, ma permettetemi di sottolineare un risultato importante, in verità storico, ottenuto dall’Autorità palestinese durante l’anno trascorso. L'Autorità Palestinese ha ora le istituzioni necessarie ad assumersi le responsabilità di uno Stato, nel caso in cui  uno Stato palestinese venisse creato.Numerosi membri della comunità internazionale lo hanno  dichiarato lo scorso settembre, durante la riunione del Comitato di collegamento ad hoc. Mi congratulo con il Presidente Mahmoud Abbas e il Primo Ministro Salam Fayyad per questo notevole successo. Tali sforzi devono continuare ed essere sostenuti.
A tale proposito, la sospensione in corso da parte di Israele del trasferimento delle entrate doganali e fiscali dovuti all’Autorità palestinese rischia di minare questi risultati. Queste entrate devono essere trasferite immediatamente.
E’ soprattutto necessario delineare un orizzonte politico. Sono profondamente preoccupato per la mancanza di negoziati israelo-palestinesi, mentre la fiducia tra le parti continua a dissiparsi. La loro collaborazione con il Quartetto per il Medio Oriente offre un barlume di speranza. Invito entrambe le parti a presentare delle proposte serie su frontiere e sicurezza, e a discuterne direttamente tra loro, con il sostegno del Quartetto, come parte di una volontà comune di trovare un accordo entro le fine del 2012.
Le parti hanno la particolare responsabilità di porre fine alle provocazioni e creare un ambiente favorevole a negoziati costruttivi. Il recente intensificarsi dell’attività di insediamento di colonie da parte di Israele a Gerusalemme Est  e in Cisgiordania costituisce l’ostacolo maggiore. Le attività di insediamento sono contrarie al diritto internazionale a alla Roadmap e devono pertanto cessare.
Azioni unilaterali sul terreno non saranno accettate dalla Comunità internazionale. Per parte sua, l’Autorità Palestinese dovrebbe trovare modi per aiutare a ridurre la tensione e migliorare il clima di divisione che tende a prevalere, oltre ad essere pronta ad impegnarsi direttamente nella ricerca di una soluzione negoziata.
Sollecito inoltre i Palestinesi a superare le loro divisioni, sulla base degli impegni adottati dall’Organizzazione per la Liberazione della Palestina, le posizioni del Quartetto e l’Iniziativa di pace araba. Prendo atto degli sforzi continui del Presidente Abbas in favore di un governo di transizione che prepari il terreno a elezioni presidenziali e legislative a maggio. Un fronte unitario palestinese che sostenga una soluzione negoziata basata sul principio dei due Stati è essenziale per la creazione di uno Stato Palestinese a Gaza e nella Striscia di Gaza.
Le Nazioni Unite continuano a essere fortemente impegnate in favore della popolazione di Gaza e dell’attuazione di tutti gli aspetti della Risoluzione del Consiglio di Sicurezza 1860. Esprimo il mio apprezzamento per gli sforzi intrapresi da Israele per facilitare la chiusura, e continuo a chiedere la rimozione delle numerose misure ancora vigenti che riducono severamente il movimento di persone e beni e limitano la capacità delle Nazioni Unite di sostenere la ripresa economica e la ricostruzione di Gaza.
Colgo questa opportunità anche per rammentare a quanti da Gaza lancino razzi contro Israele o continuino a contrabbandare armi, che si tratta di atti inaccettabili, oltre che del tutto contrari agli interessi palestinesi. Chiedo dunque che sia posto fine al lancio di razzi da Gaza su Israele, e al tempo stesso ad Israele di contenere al massimo la propria reazione. Entrambe le parti dovrebbero fare esercizio di calma e rispettare il diritto umanitario internazionale. 
Accolgo con favore il recente scambio di prigionieri che ha visto il rilascio di centinaia di prigionieri palestinesi e di un soldato israeliano. A tale significativo sviluppo umanitario dovrebbero fare seguito passi ulteriori per rafforzare lo stato di calma e porre un termine alla chiusura di Gaza.   
Alle prese con queste numerose sfide alla realizzazione delle loro legittime aspirazioni alla statualità, il gruppo dirigente palestinese ha inoltrato una richiesta di adesione alle Nazioni Unite. Sta agli Stati Membri decidere. Qualunque punto di vista si adotti sul tema, non dovremmo comunque perdere di vista il fine ultimo di conseguire un accordo di pace negoziato su tutte le questioni relative allo status finale, tra cui frontiere, sicurezza, Gerusalemme e rifugiati.   
Riaffermiamo dunque, in occasione di questa Giornata Internazionale, il nostro impegno volto a tradurre la solidarietà in azioni positive. La comunità internazionale deve concorrere a indirizzare il corso delle cose verso un accordo di pace dalla portata storica. Non riuscire a vincere diffidenze reciproche avrà solamente come conseguenza la condanna di altre generazioni di palestinesi e israeliani al conflitto e alla sofferenza.
Una pace giusta e durevole in Medio Oriente, basata sulle risoluzioni 242, 338, 1397, 1515 e 1850, e su accordi precedenti quali quelli di Madrid, la Road Map e l’Iniziativa di pace araba, è cruciale per evitare tale destino. Per quanto sta in me, mi impegno a continuare a perseguire i miei sforzi con tutti i mezzi a mia disposizione.

 

lunedì 28 novembre 2011

Per la visione del film "Mooladé"

Quella delle mutilazioni femminili è una problematica conosciuta, ma spesso poco discussa. Per la visione del film "Mooladé" consigliamo la lettura di questo dossier, per approfondire e conoscere meglio di cosa si tratta.
Inoltre, per chi volesse saperne di più, consigliamo anche la visione del sito ufficiale della campagna contro le mutilazioni, http://www.stopfgmc.org

MGF: CHE COSA SONO...

Le mutilazioni genitali femminili (MGF) sono una pratica tradizionale presente in 27 paesi dell’Africa Sub-sahariana e in Egitto, che consiste nell’ablazione totale o parziale del clitoride, delle piccole labbra e – nella forma nota con il nome di infibulazione – nelle cucitura delle grandi labbra in modo da restringere l’apertura vaginale lasciando solo un piccolo foro per il passaggio del flusso mestruale e dell’urina. L’UNFPA, Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione, stima che siano già state sottoposte alla pratica 130 milioni di donne nel mondo e che 2 milioni di bambine siano a rischio ogni anno. Le MGF hanno gravi conseguenze sul piano psico-fisico sia immediate – con il rischio di emorragie a volte mortali, infezioni, shock- che a lungo termine, quali cisti, difficoltà nei rapporti sessuali e nel parto con il rischio di morte per la madre o per il bambino. Eppure le MGF sono ancora ritenute una tappa essenziale per il passaggio della bambina alla condizione di adulta e per l’inserimento della donna in un contesto sociale e culturale di tipo patriarcale, in cui il controllo della sessualità femminile costituisce elemento essenziale. Per questo motivo, 20 anni di lavoro fondato quasi esclusivamente sulla sola prevenzione delle conseguenze sanitarie non hanno portato a un significativo decremento della pratica. Lo dimostrano i rapporti di valutazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e i risultati dei sondaggi demografici e sanitari realizzati in 14 paesi africani. Esistono quattro tipi di MGF che vanno dalla circoncisione (I tipo), che consiste nella resezione del prepuzio clitorideo con o senza l’escissione di parte o dell’intera clitoride, all’escissione (II tipo), ovvero la resezione del prepuzio e della clitoride e la rimozione parziale o totale delle piccole labbra, alla infibulazione o circoncisione faraonica (III tipo), la forma di mutilazione genitale tipica dei paesi del Corno d’Africa e che consiste nella escissione parziale o totale dei genitali esterni. I due lati della vulva vengono poi cuciti con una sutura o con spine, riducendo in tal modo la dimensione dell’orifizio della vulva e lasciando solo un piccolo passaggio nell’estremità inferiore, per l’emissione del flusso mestruale e dell’urina. Il quarto tipo include varie pratiche di manipolazione degli organi genitali femminili, piercing, pricking, incisione della clitoride e/o delle labbra; allungamento della clitoride e/o delle labbra; cauterizzazione per ustione della clitoride e dei tessuti circostanti; raschiatura dell’orifizio vaginale (angurya cuts) o taglio della vagina (gishiri cuts); introduzione di sostanze corrosive nella vagina per causare sanguinamento oppure immissione di erbe allo scopo di restringere la vagina. Le MGF si applicano a tutte le donne di un determinato gruppo etnico o di una determinata società e si svolgono secondo tempi e periodicità stabilite. In genere le bambine vengono operate in una determinata stagione o mese dell’anno secondo scadenze periodiche, che variano da una etnia all’altra. Anche l’età in cui vengono fatti gli interventi cambia a seconda delle etnie e del tipo di mutilazione. Schematizzando molto si può dire che la clitoridectomia viene praticata nel epriodo della primissima infanzia (dal 3° al 40° giorno di vita) soprattutto nelle società cristiane, ma anche in alcune società animiste e musulmane, e tra i 4 e i 14 anni nelle società musulmane e animiste. L’età dell’infibulazione varia invece dai 3 ai 12 anni e rari sono i casi di interventi nel periodo neo-natale.

Origine delle MGF

Nonostante questa pratica sia spesso attribuita ai dettami della fede musulmana o cristiana, le MGF precedono storicamente l’avvento di queste religioni e non possono quindi trovare giustificazioni in esse. Secondo alcune ipotesi, l’escissione risale all’antico Egitto, ma la si ritrova anche a Roma, dove era praticata sulle schiave e appare legata ad aspetti patrimoniali del corpo femminile. Sempre a Roma troviamo l’infibulazione – un termine d’origine latina – che inizialmente designava un’operazione esclusivamente maschile. Si trattava di una specie di spilla - fibula – che veniva applicata ai giovani per impedire loro di avere rapporti sessuali. Ma il centro della diffusione dell’infibulazione femminile sembra che sia stao l’Egitto faraonico come attesterebbe la denominazione di “circoncisione faraonica”. Comunque ad oggi l’origine delle mutilazioni dei genitali femminili sembra destinata a restare indeterminata. L’unica cosa certa è che non è stato l’Islam a introdurre in Africa le mutilazioni dei genitali femminili che erano già presenti in loco assai prima della sua diffusione. Si tratta infatti di usanze indigene profondamente radicate nelle società locali o preesistenti alla penetrazione dell’Islam nell’Africa Sub-sahariana e centro –orientale.

Significati e simboli

Al di là delle origini lontane, le MGF sono un istituto tuttora molto attivo nel determinare la vita di relazione e di scambi su cui si basa l’organizzazione sociale di gran parte delle società africane. Il profondo radicamento delle MGF è dovuto a una complessa costellazione di fattori che pur variando da un’etnia all’altra presentano alcuni tratti comuni. Si tratta del ruolo fondamentale che tale tipo di pratiche tradizionali ha nella costruzione dell’identità di genere e nella formazione dell’appartenenza etnica, oltre che nella definizione dei rapporti tra i sessi e le generazioni. Per le pratiche tradizionali si intende quegli atti abituali, di uso comune, che sono stati trasmessi dalla generazione passata e che con molta probabilità saranno passati a quella successiva. Le mutilazioni dei genitali femminili sono però un tipo particolare di pratiche tradizionali. Con esse siamo infatti nell’ambito dei riti di passaggio, ovvero di quelle pratiche cerimoniali che guidano, controllano e regolamentano i mutamenti di status, di ruolo o di età delle persone e così facendo scandiscono le varie fasi del ciclo di vita trasformandole in un percorso ordinato e dotato di senso. In particolare le mutilazioni dei genitali femminili sono una componente fondamentale dei riti di iniziazione attaverso cui nelle società tradizionali si diventa “donna”. Donna infatti non si nasce, a questo provvedono i riti che trasformano l’appartnenza sessuale legata al sesso biologico in una “essenza sociale”: l’essere appunto donna. Naturalmente questo non accade solo in Africa. Con sfumature diverse ogni società trasforma la sessualità biologica in una costruzione culturale differenziando il maschile dal femminile per decidere della sua appartenenza di genere. Le mutilazioni dei genitali femminili sono anche la porta di accesso alla propria comunità, sono un rituale di ingresso come lo è ad esempio il battesimo per i cattolici, e come tali costituiscono un punto di non ritorno, che separa chi è dentro da chi sta fuori. Questo vale per tutti i membri di una comuntià, uomini e donne, anche se vigono modalità di accesso distinte. Nelle società africane non sono infatti solo i corpi femminili a essere segnati o mutilati, ma anche quelli dei giovani maschi.

L’importanza del contesto

Il contesto che conferisce senso alla pratica culturale delle mutilazioni dei genitali femminili è un sitema complesso di strategie matrimoniali, fondate sul prezzo della sposa, a cui si accompagnano una serie di tratti secondari che variano da un’etnia all’altra. Per prezzo della sposa si intende il compenso che la famiglia del futuro marito versa alla famiglia della futura moglie in cambio non di una donna qualsiasi, ma di una donna illibata, intatta, vergine possibilmente chiusa oppure escissa a dovere in modo da scoraggiarne desideri e rapporti prematrimoniali – tutte condizioni indispensabili pena il rinvio della malcapitata alla sua famiglia di origne la prima notte di nozze. E’ questo il compito a cui sono delegate le MGF che, assicurando il controllo della sessualità femminile, ne garantiscono quella purezza indispensabile allo scambio matrimoniale. In altre parole le mutilazioni dei genitali femminili sono una componente fondamentale del matrimonio in Africa, poiché contribuiscono a regolare la gestione delle risorse e la rete complessa degli scambi e delle relazioni sociali. Tenere presente questo complesso sistema economico-simbolico significa smettere di guardare alle mutilazioni dei genitali femminili come a una pratica culturale decontestualizzata,a una stravaganza esotica in grado solo di rimandarci alla gategoria dei “fenomeni culturali”, facendo il gioco di quanti cercano di dare sostanza alle differenze culturali per poi poterne fare oggetto di discriminazione

Qualcosa sta cambiando

L’origine oscura delle MGF è resa ancora più oscura dal silenzio che le ha sempre circondate e che ha contribuito a farne un argomento tabù per le genti africane, ma anche a proteggerle dalla curiosità indiscreta di noi occidentali. In questo silenzio rientra anche la tacita complicità dell’Occidente che con il colonialismo prima e con le politiche di cooperazione allo sviluppo poi, ha preferito in maniere diverse ignorare le MGF, trincerandosi dietro una inusuale forma di rispetto delle tradizioni locali. Oggi però, qualcosa è cambiato. Il muro di omertà e di indifferenza che per secoli ha relegato le MGF fuori dalla storia ha cominciato ad incrinarsi. da qualche anno a questa parte il silenzio ha lasciato il posto a una proliferazione di discorsi che stanno trasformando le MGF in una nuova questione sociale legata al rispetto dei diritti umani e alla salvaguardia della salute delle donne e delle bambine. Questa fuoriuscita dal cono d’ombra è il risultato di anni di campagne di sensibilizzazione promosse da organizzazioni non governative, internazionali e africane, e dalle varie agenzie delle Nazioni Unite, ma è anche il risultato dei provvedimenti legislativi presi da alcuni governi locali. In un’ottica più generale è il segnale che anche questa pratica arcaica e segreta è ormai entrata nell’area dei processi di modernizzazione di molte popolazioni africane.

Fonte: http://www.emmabonino.it/campagne/stopfgm/cosa_sono.php

martedì 22 novembre 2011

Cineforum per la Giornata Mondiale dei Diritti Umani

Il Museo della Pace di San Giorgio a Cremano, conforme al suo progetto di educazione alla pace, organizza un Cineforum sui Diritti Umani che si terrà dal 1 al 20 Dicembre, presso il centro Informagiovani sito in Via Mazzini n.8, in occasione della Giornata Mondiale dei Diritti Umani, prevista, come ogni anno, il 10 Dicembre. La programmazione è la seguente:


Programma Cineforum sui Diritti Umani
1 Dicembre
09.00 – 11.00 “Les Choristes – I ragazzi del Coro” (2005) Christophe Barratier
11.15 – 13.15 “Mooladé” (2004) Ousmane Sembène
5 Dicembre
09.00 – 11.00 “Pianse Nunzio 14 anni a Maggio” (1996) Antonio Capuano
11.15 – 13.15 “Quando sei nato non puoi più nasconderti” (2005) Marco Tullio Giordana

6 Dicembre
09.00 – 11.00 “L’ordine naturale dei sogni” (2010) Ricky Gervais
11.15 – 13.15 “Lord of War” (2005) Andrew Nicol

12 Dicembre
09.00 – 11.00 “Les Choristes – I ragazzi del Coro” (2005) Christophe Barratier
11.15 – 13.15 “Mooladé” (2004) Ousmane Sembène

13 Dicembre
09.00 – 11.00 “Pianse Nunzio 14 anni a Maggio” (1996) Antonio Capuano
11.15 – 13.15 “Quando sei nato non puoi più nasconderti” (2005) Marco Tullio Giordana
14 Dicembre
09.00 – 11.00 “L’ordine naturale dei sogni” (2010) Ricky Gervais
11.15 – 13.15 “Lord of War” (2005) Andrew Nicol

15 Dicembre
09.00 – 11.00 “Les Choristes – I ragazzi del Coro” (2005) Christophe Barratier
11.15 – 13.15 “Mooladé” (2004) Ousmane Sembène

19 Dicembre
09.00 – 11.00 “Pianse Nunzio 14 anni a Maggio” (1996) Antonio Capuano
11.15 – 13.15 “Quando sei nato non puoi più nasconderti” (2005) Marco Tullio Giordana

20 Dicembre
09.00 – 11.00 “L’ordine naturale dei sogni” (2010) Ricky Gervais
11.15 – 13.15 “Lord of War” (2005) Andrew Nicol



giovedì 27 ottobre 2011

Articolo tratto da "Terra"

Il quotidiano ecologista "Terra" sceglie di dedicare uno dei suoi articoli proprio al Mudeo della Pace di San Giorgio a Cremano, che descrive come "uno strumento concreto volto a promuovere la cultura della non violenza e la difesa dei diritti umani, un percorso interattivo di educazione alla pace".




http://www.terranews.it/

martedì 25 ottobre 2011

Intitolazione del Museo della Pace a Vittorio Arrigoni



Tra le iniziative del Centro Informagiovani di San Giorgio a Cremano, importante è la realizzazione di un Museo della Pace, che sta nascendo - tra mille difficoltà - grazie all'impegno dei ragazzi, dei volontari internazionali e delle scuole. Il Museo dal 13 Ottobre porta il nome di Vittorio Arrigoni, che iniziò il suo percorso di impegno proprio con Yap Italia, associazione che spesso collabora con il centro. La figura di Vittorio è ricordata con un manufatto realizzato quest’estate da giovani volontari internazionali durante un work camp.






I ragazzi di San Giorgio a Cremano, che da anni lavorano su progetti di educazione alla cultura della pace, insieme all’Associazione Yap (Youth Action for Peace) Italia, in occasione di quest'intitolazione hanno partecipato al progetto “Hand Print - Youth Work for Urban Developement and Social Inclusion” insieme ad altri ragazzi e ragazze stranieri.




Tale progetto ha presentato una serie di lavori ideati e realizzati dai ragazzi stessi, attraverso l'arte urbana del “writing”.





 




lunedì 24 ottobre 2011

Articoli Stampa Italiana ed Estera su Vittorio Arrigoni

Gli articoli selezionati sono stati pubblicati dopo la morte di Vittorio Arrigoni. Alcuni raccontano gli avvenimenti riguardanti il suo rapimento e la successiva morte, altri semplicemente ricordano la sua figura e la sua missione.



"Quando Arrigoni ci spiegò perchè valeva la pena lottare."
 L'ex consigliere comunale Monteventi ricorda il pacifista ucciso a Gaza
di VALERIO MONTEVENTI
La prima volta che si udì la voce di Vittorio Arrigoni a Bologna fu il 24 gennaio del 2009. Al termine di un corteo per la Palestina, in Piazza Malpighi, i ragazzi del Tpo misero in diretta il suo racconto dell'offensiva israeliana "Piombo fuso" sulla striscia di Gaza. Il suo reportage non aveva solo la precisione del cronista, collaboratore del Manifesto, ma anche il cuore, la partecipazione emotiva del volontario, impegnato sulle ambulanze palestinesi.

Le sue parole, sempre da lontano, arrivarono, in seguito, a Vag 61. Mi capitò di intervistare Vittorio via Skype. Parlò delle iniziative dell'International Solidarity Movement a Gaza, delle sue esperienze in quella terra martoriata, dell'attacco israeliano alle navi della Freedom Flotilla e del massacro di civili, della necessità di boicottare le attività economiche israeliane. Ma espresse anche le sue speranze di mantenere vivo un progetto per ridare diritti e dignità al popolo palestinese. Poi Arrigoni ce la fece a venire direttamente allo spazio autogestito di via Paolo Fabbri, in uno dei suoi rientri in Italia. L'occasione fu la presentazione del suo libro "Gaza, restiamo umani". Fu una narrazione interminabile che si concluse sulla soglia del cancello, alcune ore dopo la fine dell'incontro.

Salutò i presenti con queste parole: "Diamoci tutti da fare, il mondo intero non può ignorare questa tragedia, e se lo fa, non includeteci in questo mondo". In questi mesi, solo i suoi messaggi su facebook e le pagine del suo blog http://guerrillaradio. iobloggo. com dove raccontava quello che vedeva con ironia e umanità, senza filtri. Poi la tragica notizia di ieri. Chi ha conosciuto Vittorio sa che la sua morte ci priva di una persona insostituibile. Piangendolo, cercheremo di "restare umani" come ci sollecitava alla fine di ogni suo post. Anche se le lacrime che ci bruciano il viso sono le tracce non solo del nostro dolore, ma pure quelle della nostra rabbia.


http://bologna.repubblica.it/cronaca/2011/04/16/news/quando_arrigoni_ci_spieg_perch_valeva_la_pena_lottare-15005063/index.html?ref=search
Fonte: Repubblica.it

Articoli Stampa Italiana ed Estera su Vittorio Arrigoni

"Arrigoni, attivista "social" con la vocazione per l'utopia"
 Blogger e scrittore, il ragazzo sequestrato e ucciso era impegnato in azioni con pescatori e contadini, ai confini dei territori e delle acque. Già arrestato nel 2008, residente nella Striscia di Gaza, comunicava col mondo attraverso i social network di TIZIANO TONIUTTI
ROMA  -  Vittorio Arrigoni era abituato a spingersi ai confini, anche a quelli con l'utopia. Al bordo delle acque territoriali e dei campi coltivabili, ai limiti tra Palestina e Israele, aiutando pescatori e contadini a seminare e raccogliere anche dove si spara e dove non è raccomandabile arrivare.

Arrigoni era un un attivista per i diritti umani dell'International Solidarity Movement, un pacifista che arriva al limite delle zone di guerra, "Utopia" il suo soprannome. E informava il mondo di cosa gli capitava tra una minaccia di morte e una campagna di sostegno attraverso internet, i social network, Youtube.

Il suo blog, seguitissimo, "Guerrilla Radio" come una canzone dei Rage Against The Machine, che "Vik da Gaza City" aggiornava con il suo nome di battaglia, e non quello registrato all'anagrafe di Bulciago, in provincia di Lecco, trentasei anni fa. Sull'assedio di Gaza da parte degli israeliani Arrigoni ha anche scritto un libro, 'Restiamo umani", in cui ha ricostruito dal punto di vista dei pacifisti le tre settimane di attacchi sanguinosi subiti dai palestinesi. E dal suo trasferimento nella Striscia, collaborava con il Manifesto. Con Radio Capital ha realizzato diversi collegamenti dalla Striscia soprattutto nei giorni caldi della missione internazionale "Free Gaza".

Arrigoni ha partecipato a diverse azioni in favore della popolazione della Striscia di Gaza, dove viveva da tre anni. E per il sito stoptheism.com, avverso all'International Solidarity
Movement, "Utopia" veniva indicato come bersaglio numero uno per le forze armate israeliane. Un identikit completo, con immagini e e dettagli per identificarlo, tra cui il tatuaggio sulla spalla.

Le autorità israeliane lo avevano già bloccato il 18 novembre del 2008, arrestandolo  insieme a un americano e un britannico, membri del Movimento di Solidarietà Internazionale. Assieme a loro, 14 pescatori palestinesi. Secondo i  guardacoste della marina israeliana, Arrigoni con gli attivisti e i pescatori si trovavano al di fuori della zona di pesca autorizzata dalle autorità israeliane. Ancora prima, il 16 settembre, Vittorio Arrigoni era stato lievemente ferito mentre, insieme con una collega, aveva accompagnato in mare i pescatori.

Sul suo profilo Facebook, Arrigoni aveva una sezione fotografica intitolata "Intifada marina". C'era anche lui tra i pacifisti sulle imbarcazioni di "Free Gaza", nell'agosto 2008. Navigavano verso le coste della Striscia, per  forzare il blocco israeliano portando aiuti umanitari alla popolazione. I proventi sono stati devoluti interamente al Center for Democracy and Conflict Resolution, per finanziare progetti di assistenza ai bimbi rimasti gravemente feriti o traumatizzati durante l'assedio. Lui, Vittorio, "nonostante offerte allettanti come una tournee in giro per l'Italia con Noam Chomsky", aveva raccontato di aver deciso di "rimanere all'inferno, qui a Gaza".
http://www.repubblica.it/esteri/2011/04/15/news/arrigoni_profilo-14948263/index.html?ref=search
Fonte: Repubblica.it

Articoli Stampa Italiana ed Estera su Vittorio Arrigoni

"La casa di Vittorio"

Qualche settimana fa Vittorio Arrigoni mi ha salutato tono preoccupato, ma non per la sua presenza a Gaza bensì per la salute del padre, operato di recente e in precario stato di salute. Ai genitori Vittorio è molto legato, non solo dall’affetto di figlio ma anche dalla condivisione di ideali politici. Una famiglia impegnata a sinistra, da sempre, che lo ha appoggiato in tutte le sue scelte. «Da casa mi arrivano notizie preoccupanti, per qualche settimana me ne andrò in Italia, ho voglia di rivedere mio padre», diceva. Da Gaza invece non è più partito, forse confortato da qualche aggiornamento giunto dall’Italia. Vittorio la Striscia di Gaza non la lascerebbe mai. Quel piccolo lembo di terra è diventato la sua seconda casa, anzi la prima, dove vivere e svolgere il suo impegno a difesa dei diritti dei palestinesi, sotto assedio e dimenticati dal mondo. Faceva male ieri sera vedere Vittorio bendato e con segni di violenza sul volto nel un video postato  su Youtube, con le mani legate dietro la schiena, mentre qualcuno gli tiene la testa per i capelli. Faceva davvero male se si tiene conto del lavoro svolto da Vittorio dal 2008 sino ad oggi per informare sempre, in ogni momento, attraverso il suo blog, su Facebook e con articoli per vari siti, su quanto accade a Gaza. Senza un attimo di sosta, anche di notte. «Aerei F-16 israeliani hanno colpito pochi minuti fa Rafah...un contadino ucciso da un cecchino mentre era nel suo campo...bambino ferito gravemente da una raffica», sono i messaggi che da Gaza lancia continuamente al mondo, accompagnandoli da commenti ed analisi.

Nella Striscia Vittorio Arrigoni era arrivato la prima volta come rappresentante dell’International solidarity movement, a bordo di uno dei due battelli del Gaza Freedom Movement che violando, con successo, il blocco navale israeliano di Gaza, ha aperto la strada alla nascita due anni dopo della Freedom Flotilla. Diventammo amici in quei giorni. Per il suo look da lupo di mare – berretto, pipa e tatuaggi – lo ribattezzai «Capitan Findus». A lui piaceva quel nomignolo che qualche settimana dopo divenne purtroppo azzeccato, vista la fuga a nuoto che Vittorio tentò (invano) quando venne bloccato in mare da commando israeliani giunti a fermare le barche dei pescatori palestinesi. Venne incarcerato in Israele e rispedito in Italia ma lui, dopo qualche settimana, si imbarcò su di un altro battello della GFM e ritornò a Gaza. Fu una decisione davvero importante, forse perché era consapevole di ciò che stava maturando sul terreno. Il 27 dicembre 2008 si ritrovò ad essere l’unico italiano e uno dei pochi stranieri presenti nella Striscia di Gaza durante la devastante offensiva militare israeliana «Piombo fuso». I suoi racconti pubblicati dal manifesto, chiusi immancabilmente dalle parole «Restiamo umani», rappresentano una delle testimonianze più lucide e coinvolgenti di quanto accadde in quei giorni d’inferno in cui Gaza, peraltro, era chiusa alla stampa internazionale. Con il manifesto poi Vittorio ebbe qualche incomprensione ma non aveva esitato un minuto, lo scorso dicembre, a rivolgere in Facebook e Youtube un appello ai tanti che lo seguono – e sono molte migliaia, non solo in Italia in sostegno della sopravvivenza del nostro giornale.

A Gaza Vittorio Arrigoni era tornato, senza più lasciarla, poco più di un anno fa, passando dall’Egitto, per dedicarsi alla tutela delle migliaia di contadini palestinesi ai quali Israele non permette l’ingresso nei campi coltivati situati in quell’ampia «zona cuscinetto» costituita unilateralmente all’interno della Striscia. Era impegnato anche a scrivere il suo nuovo libro. Ma Gaza è un territorio dove troppi attori, spesso solo burattini manovrati da qualcuno, cercano un ruolo da protagonisti. Tra questi ci sono i salafiti della sedicente «Brigata Mohammed Bin Moslama», ai quali non interessa nulla di Gaza e dei palestinesi e ancora meno dei loro amici. Vedono nemici ovunque, tranne quelli veri. Ieri questi presunti salafiti hanno sequestrato Vittorio per ottenere dal primo ministro di Hamas, Ismail Haniyeh, la scarcerazione dello sceicco al-Saidani, noto anche come Abu Walid al-Maqdisi, leader di Al-Tawhid Wal-Jihad, una formazione qaedista. Al-Maqdisi è stato arrestato poco più di un mese fa dai servizi di sicurezza di Hamas che da due anni sono impegnati contro le cellule salafite che agiscono soprattutto nella zona di Rafah (dove meno di due anni fa hanno persino proclamato un emirato islamico. Hamas reagì facendo una strage). Vittorio Arrigoni non merita di essere usato come merce di scambio, lui che ha sempre creduto nella dignità di ogni persona, ovunque nel mondo, a cominciare dai palestinesi. Ai suoi rapitori possiamo solo rivolgere la sua perenne esortazione: «Restiamo umani». 


http://www.ilmanifesto.it/archivi/commento/anno/2011/mese/04/articolo/4458/
Fonte: ilmanifesto.it

Articoli Stampa Italiana ed Estera su Vittorio Arrigoni

Arrigoni, l'attivista-giornalista

Impegnato nel volontariato a favore dei palestinesi,
ma anche cronista per il manifesto


Vittorio Arrigoni, rapitoe ucciso a Gaza
Vittorio Arrigoni, rapito
e ucciso a Gaza
MILANO - Vittorio Arrigoni era nato a Besana Brianza, in Lombardia. Il trentaseienne attivista per i Diritti Umani dell'International Solidarity Movement ucciso a Gaza, - come raccontava egli stesso, alias «Vik Utopia» sul suo profilo Facebook - affermava che il suo «non è un lavoro (non essendo retribuito) ma una vocazione». Vittorio, che aveva anche un blog seguitissimo, «Guerrilla radio», nel 2009 aveva pubblicato il libro Restiamo umani, che era anche il monito con cui chiudeva le corrispondenze per il manifesto dalla striscia di Gaza durante i giorni dell'assedio israeliano. I proventi sono stati devoluti interamente al Center for Democracy and Conflict Resolution, per finanziare progetti di assistenza ai bimbi rimasti gravemente feriti o traumatizzati durante l'assedio. Lui, Vittorio, «nonostante offerte allettanti come una tournée in giro per l'Italia con Noam Chomsky», aveva raccontato di aver deciso di «rimanere all'inferno, qui a Gaza».
L'AMICA - «Vittorio è una persona meravigliosa, che ama profondamente Gaza e la Palestina» spiegava Alessandra Capone, amica intima di Vittorio Arrigoni. La ragazza, attivista della Rete romana di solidarietà con il popolo palestinese ha spiegato: «Sono stata contattata da amici palestinesi di Gaza, che non riuscivano a mettersi in contatto con Vittorio e che avevano vaghe notizie sul rapimento. Allora ho provato a chiamarlo sul cellulare ma senza esito». Dopo un po', quando gli stessi amici le hanno segnalato il video su Youtube, la dolorosa conferma.
Redazione online
http://www.corriere.it/esteri/11_aprile_14/arrigoni-scheda_ad49a3d0-66c4-11e0-a8cd-42b6ca6f7d7e.shtml
Fonte: corrieredellasera.it

Articoli Stampa Italiana ed Estera su Vittorio Arrigoni

"Dolore per l'uccisione di Arrigoni. All'Orientale si ricorda il suo impegno"

 Video e interviste in memoria dell'attivista morto a Gaza

«Ha raccontato la storia dalla parte degli oppressi»

Il presidio di Napoli
Il presidio di Napoli


NAPOLI - La notizia dell'uccisione dell'attivista per i diritti umani a Gaza, Vittorio Arrigoni, ha suscitato grande indignazione e profonda tristezza in tutta Italia e anche a Napoli. Ieri sera, a poche ore dalla notizia del suo rapimento da parte del sedicente Gruppo Salafita per la Predicazione e il Combattimento (Gspc), una cinquantina di persone hanno organizzato un presidio di solidarietà in piazza del Plebiscito per chiedere l'immediata liberazione del volontario. Un'immensa bandiera della Palestina e uno striscione con la scritta «Vittorio libero» sono stati esposti di fronte alla Prefettura, mentre alcuni ragazzi accendevano delle «sky lanterns», che volavano al di sopra dei palazzi, come luminosi messaggi di speranza. Una speranza che purtroppo è risultata vana visto che Arrigoni è stato trovato morto nella notte dalle milizie di Hamas che stavano mettendo in atto un blitz per liberarlo. Attivista per i diritti umani ma anche blogger e giornalista free lance per le testate il Manifesto, Peace reporter e per l'agenzia Ami, Arrigoni è stato l'unico italiano presente a Gaza durante i bombardamenti israeliani dell'operazione «Piombo fuso» che durò dal 27 dicembre 2008 al 18 gennaio 2009 e causò la morte di 1300 palestinesi, di cui 900 civili. I suoi reportage quotidiani, pubblicati da il Manifesto, si concludevano tutti con un auspicio, che poi è diventato il titolo del libro che li ha raccolti tutti: «Restiamo umani».

Vittorio Arrigoni
Vittorio Arrigoni
Per ricordare il suo sacrificio, e il suo impegno per la causa del popolo palestinese a cui aveva dedicato tutta la sua vita, questa sera a palazzo Giusso a largo San Giovanni Maggiore saranno proiettate a partire dalle 19,30 delle sue interviste e dei suoi video per permettere a chi non lo conosceva di apprezzare le sue parole e a chi lo conosceva di avere un momento di confronto e conforto. «Non se ne va solo un compagno e un amico, se ne va una voce libera, uno dei pochi che ancora aveva il coraggio di non salire sul carro dei vincitori, come hanno fatto tanti (anche nella cosiddetta sinistra), ma di raccontare la storia stando dalla parte degli oppressi» scrivono gli organizzatori dell'evento che nel ricordarlo citano Bertolt Brecht «Ci sono uomini che lottano un giorno e sono bravi, altri che lottano un anno e sono più bravi, ci sono quelli che lottano più anni e sono ancora più bravi, però ci sono quelli che lottano tutta la vita: essi sono gli imprescindibili». Domani poi la manifestazione contro la guerra in Libia che partirà da piazzale Tecchio alle 10,30 si aprirà con uno striscione dedicato a Vittorio Arrigoni. Anche il Coordinamento dei giornalisti precari della Campania ricorda il sacrificio del volontario dell'International Solidarity Movement in una nota: «La morte orrenda di Vittorio Arrigoni riguarda tutti coloro che ogni giorno raccontano i fatti e la verità in contesti di guerra. Il suo impegno e il suo coraggio sul campo devono rimanere nella nostra memoria perché a Gaza e in tutti i territori palestinesi possa esserci ancora la libertà di fare informazione. Vittorio, blogger e free lance, dimostrava nei fatti che, oltre per la quotidiana sopravvivenza, alla base del lavoro ci può essere ancora un ideale e magari un'utopia. Nella sua vita aveva deciso anche di scrivere e di narrare il costante assedio di Gaza e della sua popolazione, soprattutto quando i riflettori dell'informazione internazionale si spegnevano. Unico italiano presente a Gaza durante l'operazione Piombo fuso, Vittorio è stato un punto di riferimento per chiunque cercasse notizie, contribuendo a rompere l'assedio di chi voleva gestire l'informazione. Chiediamo che le istituzioni del nostro Paese s'impegnino a fare luce su questo atto barbaro e sui suoi tanti lati oscuri da chiarire. Alla famiglia di Vittorio, ai suoi amici italiani e di Gaza, il nostro abbraccio sincero».
Alfonso Bianchi
15 aprile 2011

http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/notizie/cronaca/2011/15-aprile-2011/dolore-l-uccisione-arrigoniall-orientale-si-ricorda-suo-sacrificio-190442652837.shtml

Fonte: corrireredelmezzogiorno.it

Articoli Stampa Italiana ed Estera su Vittorio Arrigoni

"Vittorio Arrigoni, Combatiente por la paz"

Vittorio Arrigoni, activista italiano del Movimiento de Solidaridad Internacional (International Solidarity Movement, ISM en sus siglas en inglés) fue asesinado ayer por la noche en una casa abandonada de la Franja de Gaza. Quizás en una de las que él mismo contribuyó a evacuar durante los bombardeos de la Operación Plomo Fundido.
Durante las tres semanas que duró aquella operación, Vittorio vestido con un chaleco de paramédico palestino, saltaba varias veces al día al interior de una ambulancia y le gritaba a Marwan, nuestro conductor favorito, que bastante tenía con esquivar las bombas y el fósforo blanco que iluminaban el camino "Jallah, Jallah Schumacker, circula más rápido que nos esperan". "Vik Utopía", como le llamábamos, era el primero en salir del vehículo y ponerse a levantar cascotes, sacar fotos, ayudar a los heridos, animar a los familiares, llamar por teléfono a Italia para contar lo que sucedía, compartir tabaco con todo aquel que se lo pidiese y quejarse. Quejarse siempre y en alto. Vittorio siempre se quejaba de lo que veíamos.

Vittorio y el miedo no congeniaban. Él nunca se agachaba cuando la explosión sonaba cerca. Al contrario. Gritaba. Insultaba a los que nos disparaban, se enfadaba, miraba a su alrededor y terminaba por animarnos a todos. Personalidad y carácter. Siempre con la pipa en la boca, escribiendo en su cuaderno y hablando por teléfono. Vittorio no daba discursos, reaccionaba como un palestino más, mimetizado, convertido en uno de ellos. Vittorio era un gazaui más. No necesitaba hablar árabe ni prácticamente inglés. Su idioma era el italiano y así se entendía, sonriendo, chapurreando y a gestos, con todo el mundo. Vittorio tenía la voluntad de los persistentes. La honestidad de quien estaba dispuesto a llegar hasta el final. Con principios y convicciones. Vittorio no era un aventurero.

Al contrario. Era uno de los miembros más conscientes del International Solidarity Movement (ISM). El extranjero que más tiempo ha pasado en la Franja de Gaza tratando de formar un grupo estable de activistas que participasen en la resistencia noviolenta de los palestinos contra la ocupación. Cuando el ejército israelí asesinó a Rachel Corrie y a Tom Hurndall en 2003 el ISM decidió retirarse de la zona para evitar más muertes. Por aquel entonces Vittorio participaba en las actividades de la organización en Cisjordania. Tarde o temprano todos los miembros del ISM allí son detenidos y deportados por las autoridades israelíes. Vittorio no se libró.

Pasó entonces a formar parte del núcleo originario del movimiento "Free Gaza" con el objetivo de romper el bloqueo marítimo israelí a través del envío de barcos que zarpaban desde Chipre transportando periodistas y activistas hasta la Franja asediada. En Agosto de 2008 formó parte de la travesía inaugural, navegando en el primer barco extranjero que atracaba en Gaza desde 1967. Una vez allí, Vittorio y media docena de personas comenzaron a establecer contactos para que los extranjeros del ISM realizasen, junto a los palestinos, acciones de resistencia noviolenta contra el ejército israelí. Vittorio y sus compañeras salían cada mañana a faenar con los pescadores. Ofrecían su presencia y sus pasaportes como escudo humano para evitar que las patrulleras israelíes les disparasen. Grababan los ataques y se lo contaban al mundo.
Vittorio fue detenido por la armada. Le dispararon con una pistola eléctrica. Cayó el mar. Casi se ahoga. Tras varios días en una cárcel israelí fue deportado a Italia. Dos semanas después regresaba a Gaza. Él nunca tiraba la toalla. Yo le conocí horas antes de embarcar, juntos, en el último bote que alcanzó puerto. El que llegó a Gaza el 19 de diciembre de 2008 transportando a los siete extranjeros que vivimos la Operación Plomo Fundido. Se pasó la noche explicándome lo que significaban para él las brigadas internacionales de la guerra de España. Le apasionaban. Vittorio sentía que su presencia en Gaza era la de un brigadista. Orwell y Homenaje a Cataluña eran su referente.

Fue Vittorio el que propuso, cuando comenzaron los bombardeos sobre Gaza, que nos ofreciésemos como voluntarios para circular en las ambulancias. Fue él quien nos convenció a nosotros y gestionó ante la Media Luna Roja que los siete extranjeros que estábamos en aquel momento en el grupo del ISM de Gaza nos convirtiésemos en testigos en primera línea de lo que sucedía.
Cuando la guerra terminó e Israel decretó la prohibición de transitar por los terrenos adyacentes a la frontera, los más fértiles de Gaza y de los que miles de campesinos dependen, Vittorio lideró una vez más al grupo de voluntarios extranjeros que se ofrecían con sus chalecos fluorescentes y sus cámaras como escudos humanos para que las familias pudieran acceder a recoger sus cosechas. Le disparaban y él lo grababa y lo contaba. Sin miedo. Con convicción. Ese era su trabajo. Hace menos de una semana, cuando Israel bombardeaba Gaza de nuevo, se sentó a fumar nargile con un responsable del Centro Palestino de los Derechos Humanos y grabaron, juntos, su último vídeo, preguntándose, como siempre, cómo podía pararse aquello. Vittorio era de los que se quedaban cuando se terminaba la noticia. De los que pensaban que estar es sinónimo de "siempre".

A Vittorio no le gustaba la palabra cooperante. Su trabajo no era humanitario. Era político. Rechazaba por igual la equidistancia y la neutralidad. Vittorio era un combatiente por la paz. Por una paz justa.
Vittorio nos hablaba cada día de los viejos partisanos italianos. Nos cantaba sus canciones en italiano. "Si mis abuelos lucharon el siglo pasado contra el fascismo, nosotros luchamos ahora contra la ocupación. Pero sin Maúser. Con las armas de la solidaridad, con el periodismo y la palabra". Vittorio era, todavía, un comunista convencido. Llevaba tatuada la palabra "mukawarma" -resistencia- en árabe en su antebrazo derecho.

Escribió desde Gaza una serie de crónicas para Il Manifesto durante las semanas infernales de la operación Plomo Fundido. Posteriormente se convirtieron en libro y fueron traducidas a varios idiomas. Su prólogo, "Gernika en Gaza" comienza así: "Desde Israel llega una amenaza terrible: este es sólo el primer día de una campaña de bombardeos que podría prolongarse durante dos semanas. Construirán un desierto y lo llamarán paz. El silencio del mundo es hoy mucho más ensordecedor que las explosiones que cubren la ciudad como un sudario de terror y muerte. Seguimos siendo humanos."
Vittorio ha muerto apenas unos días más tarde que Juliano Mer Khamis. Asesinados por un fanatismo integrista que se opone a la paz. Juliano y Vittorio eran los mejores. Pertenecían a ese grupo que Michael Warsavsky, escritor y activista israelí sitúa "al otro lado de la frontera" alejados de nacionalidades y religiones, unidos en lo común. Solidarios. Aún humanos.


Fonte: elpais.com quotidiano spagnolo

Articoli Stampa Italiana ed Estera su Vittorio Arrigoni

"Grupo alinhado com Al Qaeda mata ativista italiano em Gaza"


FAIXA DE GAZA (Reuters) - O Hamas encontrou nesta sexta-feira o corpo de um ativista italiano defensor dos palestinos que foi morto por simpatizantes da Al Qaeda na Faixa de Gaza, levantando questões sobre o controle do grupo islâmico no enclave sitiado.
Dois homens foram detidos e outros estão sendo procurados por conta do sequestro e assassinato de Vittorio Arrigoni, de 36 anos, encontrado estrangulado em uma casa abandonada nesta sexta-feira, disseram autoridades do Hamas.
O grupo jihadista Salafi em Gaza, alinhado com a Al Qaeda, ameaçou na quinta-feira executar Arrigoni a não ser que o líder do grupo, detido pelo Hamas no mês passado, fosse libertado.
Foi um desafio sem precedentes para o Hamas, cuja hostilidade persistente contra Israel aprofundou o isolamento e a pobreza da Faixa de Gaza, onde vivem 1,5 milhão de palestinos.
"Gaza é segura e eu quero assegurar a todos os visitantes em Gaza que estão seguros", afirmou Ismail Haniyeh, premiê do Hamas, a um jornalista francês.
"O crime que ocorreu foi um incidente isolado... e vamos assegurar a lei contra os criminosos."
Saeb Erekat, assessor do presidente palestino, Mahmoud Abbas, chamou o assassinato de "uma página negra na história palestina", e pediu a reconciliação nacional. Erekat faz parte da facção Fatah, expulsa de Gaza pelo Hamas em 2007.
O porta-voz do Hamas Fazwi Barhoum denunciou o crime como sendo uma tentativa de "prejudicar a solidariedade internacional com a Faixa de Gaza e prejudicar a imagem do povo palestino".


Fonte: oglobo.com quotidiano brasiliano

Articoli Stampa Italiana ed Estera su Vittorio Arrigoni

"Un militante pacifiste italien enlevé et exécuté par des salafistes à Gaza"

Aucun otage étranger n’avait jusqu’à présent été tué dans le territoire depuis son accession à l’autonomie en 1994.



Vittorio Arrigoni le 29 octobre 2008 dans le port de Gaza. (AFP Mahmud Hams)



Un militant pacifiste italien enlevé par un groupe salafiste à Gaza a été exécuté par ses ravisseurs, a annoncé vendredi le Hamas, qui a promis de «traquer» les auteurs de ce «crime atroce», inédit dans le territoire palestinien autonome.
Le corps de Vittorio Arrigoni a été retrouvé quelques heures après l’annonce de son enlèvement, le premier d’un étranger à Gaza depuis que la prise de contrôle du territoire par le mouvement islamise en juin 2007.
Il a été découvert dans un quartier du nord-ouest de la ville de Gaza, selon les services de sécurité du Hamas, qui en ont interdit l’accès aux médias.
L’otage italien, journaliste, écrivain et militant du mouvement pacifiste pro-palestinien International solidarity mouvement (ISM), a été étranglé et deux de ses ravisseurs présumés ont été arrêtés, selon un porte-parole des services de sécurité.
«Le gouvernement condamne ce crime atroce qui ne reflète pas nos valeurs, notre religion, nos coutumes et traditions, et affirme qu’il va traquer le reste des membres du groupe et leur appliquera la loi», a déclaré le porte-parole du ministère de l’Intérieur du Hamas, Ihab al-Ghoussein.
Aucun otage étranger n’avait jusqu’à présent été tué dans le territoire depuis son accession à l’autonomie en 1994.
Les forces de sécurité ont rapidement identifié un «membre du groupe qui a livré les autres membres et montré l’endroit où se trouvait le militant», a ajouté le porte-parole lors d’une conférence de presse télévisée, assurant que leur intervention s’était produite après l’exécution de l’Italien.
Elles «ont trouvé le corps de l’otage tué depuis plusieurs heures d’une façon atroce selon le rapport du médecin légiste», a-t-il poursuivi. «Les premières constatations indiquent l’intention des ravisseurs de tuer, étant donné qu’il a été assassiné peu de temps après l’enlèvement», a-t-il insisté.
Le Hamas a estimé que le dénouement de ce rapt ne remettait pas en cause le maintien de l’ordre à Gaza.
«Ce crime ne reflète pas la situation véritable et le climat de sécurité et d’ordre dans la bande de Gaza, et ne signifie pas un retour en arrière, et le gouvernement restera vigilant pour assurer la stabilité et la sécurité, d’autant plus que cet incident est le premier du genre depuis des années», a souligné Ihab al-Ghoussein.
Des militants salafistes avaient annoncé jeudi soir avoir enlevé Vittorio Arrigoni, menaçant de le tuer à l’expiration d’un ultimatum pour la libération de leurs camarades détenus par le Hamas, citant le chef du groupe salafiste Tawhid wa al-Jihad, arrêté en mars.
«Nous avons enlevé l’Italien Vittorio et nous demandons au gouvernement de (Ismaïl) Haniyeh de relâcher tous nos prisonniers, à commencer par cheikh Hicham al-Soueïdani. Si vous ne répondez pas (…) dans les 30 heures à compter de 11H00 (08H00 GMT) le 14 avril, nous exécuterons le prisonnier», affirmaient-ils dans une vidéo diffusée sur YouTube.
Sur la vidéo, où l’on voyait un otage masqué et au visage contusionné, les ravisseurs se réclamaient d’un groupe jusqu’alors inconnu.
Le ministère italien des Affaires étrangères avait confirmé le rapt, indiquant avoir entrepris «les démarches opportunes pour une intervention visant à le protéger».
Les groupes palestiniens de Gaza se définissant comme «salafistes» comptent plusieurs centaines de membres, selon leurs dirigeants. Un temps compagnons de route du Hamas, ils s’en sont progressivement éloignés, l’accusant de faiblesse face à Israël et dans l’imposition de la loi islamique.
La tension avec le Hamas avait atteint son paroxysme en août 2009, quand l’un d’eux, le Jound Ansar Allah, avait proclamé un «émirat» islamique dans une mosquée de Rafah (sud). La répression des forces du Hamas avait fait 24 tués.


Fonte: liberation.fr quotidiano francese



mercoledì 12 ottobre 2011

Articoli Stampa Italiana ed Estera su Vittorio Arrigoni

"Idealistic blogger was more Palestinian than the criminals who killed him"

By Matthew Kalman
Saturday, 16 April 2011



Vittorio Arrigoni's middle name was Utopia, yet he chose to spend most of the past three years in the hell of Gaza, acting as a human shield for Palestinian fishermen harassed by the Israeli navy and reporting to a worldwide audience.

His "Guerrilla Radio" blog about life in Gaza was required reading among radical circles in Italy and he published passionate newspaper commentaries about the plight of the Palestinian people and the "crimes" of "the Zionist regime in Tel Aviv", which he condemned as "one of the worst apartheid regimes in the world". His final post, published hours before his abduction, and subsequent hanging by gunmen in Gaza, praised the "invisible battle for survival" waged by the smugglers in Gaza's tunnel network under the border with Egypt against Israel's "villainous blockade".

Each blog post by "Vik from Gaza City" ended with the entreaty to "stay human" – also the title of his book about living through Israel's Cast Lead invasion in 2009, when he was one of the few foreign journalists reporting from inside Gaza. For Palestinian sympathisers around the world, Arrigoni's trademark curly pipe, rugged good looks and facial piercings became the human face of Gaza.
Arrigoni was born in Besana Brianza, near Milan, 36 years ago and said rebellion ran in his blood. He had the word muqawama – Arabic for "resistance" – tattooed on his right arm. "I come from a partisan family," he said in a recent interview. "My grandfathers fought and died struggling against an occupation, in Italy it was the Nazi-Fascist one. For this reason probably, in my DNA, my blood, there are particles that push me to struggle for freedom and human rights."

He was on the first Free Gaza boat to break the Israeli blockade in August 2008. A month later he was cut by flying glass after the Israeli navy used water cannon on a fishing boat where he was acting as a human shield. In November 2008 he was arrested by the Israelis while out with another fishing boat but managed to return to Gaza before Cast Lead began.
Among his friends in the International Solidarity Movement (ISM) and the Free Gaza Movement (FGM), his abduction and murder have left a bewildering sense of bereavement equal to the deaths of Rachel Corrie and Tim Hurndall, two activists killed by Israeli soldiers. Hundreds of ISM activists organised rallies in Ramallah and Gaza yesterday to mourn their friend. Several gatherings were also held in Italy.
"It's unbelievable," said Huwaida Arraf, a co-founder of the ISM. "He was more Palestinian than the criminals that killed him."

Greta Berlin, a founder of the FGM, said Arrigoni's death would not derail the struggle of foreign activists, who would remain in Gaza. The kidnapping came a week after the assassination of Juliano Mer-Khamis, a Palestinian-Israeli theatre director in Jenin.
"With Juliano murdered and now Vik, it makes us so terribly sad the killings continue," Ms Berlin told The Independent. "If the people behind these murders think we will quit, they are mistaken. Like the murder of Rachel Corrie, hundreds of us signed on to work for justice for the Palestinians. We will do the same this time."

Fonte: indipendent.co.uk quotidiano britannico