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giovedì 27 ottobre 2011

Articolo tratto da "Terra"

Il quotidiano ecologista "Terra" sceglie di dedicare uno dei suoi articoli proprio al Mudeo della Pace di San Giorgio a Cremano, che descrive come "uno strumento concreto volto a promuovere la cultura della non violenza e la difesa dei diritti umani, un percorso interattivo di educazione alla pace".




http://www.terranews.it/

martedì 25 ottobre 2011

Intitolazione del Museo della Pace a Vittorio Arrigoni



Tra le iniziative del Centro Informagiovani di San Giorgio a Cremano, importante è la realizzazione di un Museo della Pace, che sta nascendo - tra mille difficoltà - grazie all'impegno dei ragazzi, dei volontari internazionali e delle scuole. Il Museo dal 13 Ottobre porta il nome di Vittorio Arrigoni, che iniziò il suo percorso di impegno proprio con Yap Italia, associazione che spesso collabora con il centro. La figura di Vittorio è ricordata con un manufatto realizzato quest’estate da giovani volontari internazionali durante un work camp.






I ragazzi di San Giorgio a Cremano, che da anni lavorano su progetti di educazione alla cultura della pace, insieme all’Associazione Yap (Youth Action for Peace) Italia, in occasione di quest'intitolazione hanno partecipato al progetto “Hand Print - Youth Work for Urban Developement and Social Inclusion” insieme ad altri ragazzi e ragazze stranieri.




Tale progetto ha presentato una serie di lavori ideati e realizzati dai ragazzi stessi, attraverso l'arte urbana del “writing”.





 




lunedì 24 ottobre 2011

Articoli Stampa Italiana ed Estera su Vittorio Arrigoni

Gli articoli selezionati sono stati pubblicati dopo la morte di Vittorio Arrigoni. Alcuni raccontano gli avvenimenti riguardanti il suo rapimento e la successiva morte, altri semplicemente ricordano la sua figura e la sua missione.



"Quando Arrigoni ci spiegò perchè valeva la pena lottare."
 L'ex consigliere comunale Monteventi ricorda il pacifista ucciso a Gaza
di VALERIO MONTEVENTI
La prima volta che si udì la voce di Vittorio Arrigoni a Bologna fu il 24 gennaio del 2009. Al termine di un corteo per la Palestina, in Piazza Malpighi, i ragazzi del Tpo misero in diretta il suo racconto dell'offensiva israeliana "Piombo fuso" sulla striscia di Gaza. Il suo reportage non aveva solo la precisione del cronista, collaboratore del Manifesto, ma anche il cuore, la partecipazione emotiva del volontario, impegnato sulle ambulanze palestinesi.

Le sue parole, sempre da lontano, arrivarono, in seguito, a Vag 61. Mi capitò di intervistare Vittorio via Skype. Parlò delle iniziative dell'International Solidarity Movement a Gaza, delle sue esperienze in quella terra martoriata, dell'attacco israeliano alle navi della Freedom Flotilla e del massacro di civili, della necessità di boicottare le attività economiche israeliane. Ma espresse anche le sue speranze di mantenere vivo un progetto per ridare diritti e dignità al popolo palestinese. Poi Arrigoni ce la fece a venire direttamente allo spazio autogestito di via Paolo Fabbri, in uno dei suoi rientri in Italia. L'occasione fu la presentazione del suo libro "Gaza, restiamo umani". Fu una narrazione interminabile che si concluse sulla soglia del cancello, alcune ore dopo la fine dell'incontro.

Salutò i presenti con queste parole: "Diamoci tutti da fare, il mondo intero non può ignorare questa tragedia, e se lo fa, non includeteci in questo mondo". In questi mesi, solo i suoi messaggi su facebook e le pagine del suo blog http://guerrillaradio. iobloggo. com dove raccontava quello che vedeva con ironia e umanità, senza filtri. Poi la tragica notizia di ieri. Chi ha conosciuto Vittorio sa che la sua morte ci priva di una persona insostituibile. Piangendolo, cercheremo di "restare umani" come ci sollecitava alla fine di ogni suo post. Anche se le lacrime che ci bruciano il viso sono le tracce non solo del nostro dolore, ma pure quelle della nostra rabbia.


http://bologna.repubblica.it/cronaca/2011/04/16/news/quando_arrigoni_ci_spieg_perch_valeva_la_pena_lottare-15005063/index.html?ref=search
Fonte: Repubblica.it

Articoli Stampa Italiana ed Estera su Vittorio Arrigoni

"Arrigoni, attivista "social" con la vocazione per l'utopia"
 Blogger e scrittore, il ragazzo sequestrato e ucciso era impegnato in azioni con pescatori e contadini, ai confini dei territori e delle acque. Già arrestato nel 2008, residente nella Striscia di Gaza, comunicava col mondo attraverso i social network di TIZIANO TONIUTTI
ROMA  -  Vittorio Arrigoni era abituato a spingersi ai confini, anche a quelli con l'utopia. Al bordo delle acque territoriali e dei campi coltivabili, ai limiti tra Palestina e Israele, aiutando pescatori e contadini a seminare e raccogliere anche dove si spara e dove non è raccomandabile arrivare.

Arrigoni era un un attivista per i diritti umani dell'International Solidarity Movement, un pacifista che arriva al limite delle zone di guerra, "Utopia" il suo soprannome. E informava il mondo di cosa gli capitava tra una minaccia di morte e una campagna di sostegno attraverso internet, i social network, Youtube.

Il suo blog, seguitissimo, "Guerrilla Radio" come una canzone dei Rage Against The Machine, che "Vik da Gaza City" aggiornava con il suo nome di battaglia, e non quello registrato all'anagrafe di Bulciago, in provincia di Lecco, trentasei anni fa. Sull'assedio di Gaza da parte degli israeliani Arrigoni ha anche scritto un libro, 'Restiamo umani", in cui ha ricostruito dal punto di vista dei pacifisti le tre settimane di attacchi sanguinosi subiti dai palestinesi. E dal suo trasferimento nella Striscia, collaborava con il Manifesto. Con Radio Capital ha realizzato diversi collegamenti dalla Striscia soprattutto nei giorni caldi della missione internazionale "Free Gaza".

Arrigoni ha partecipato a diverse azioni in favore della popolazione della Striscia di Gaza, dove viveva da tre anni. E per il sito stoptheism.com, avverso all'International Solidarity
Movement, "Utopia" veniva indicato come bersaglio numero uno per le forze armate israeliane. Un identikit completo, con immagini e e dettagli per identificarlo, tra cui il tatuaggio sulla spalla.

Le autorità israeliane lo avevano già bloccato il 18 novembre del 2008, arrestandolo  insieme a un americano e un britannico, membri del Movimento di Solidarietà Internazionale. Assieme a loro, 14 pescatori palestinesi. Secondo i  guardacoste della marina israeliana, Arrigoni con gli attivisti e i pescatori si trovavano al di fuori della zona di pesca autorizzata dalle autorità israeliane. Ancora prima, il 16 settembre, Vittorio Arrigoni era stato lievemente ferito mentre, insieme con una collega, aveva accompagnato in mare i pescatori.

Sul suo profilo Facebook, Arrigoni aveva una sezione fotografica intitolata "Intifada marina". C'era anche lui tra i pacifisti sulle imbarcazioni di "Free Gaza", nell'agosto 2008. Navigavano verso le coste della Striscia, per  forzare il blocco israeliano portando aiuti umanitari alla popolazione. I proventi sono stati devoluti interamente al Center for Democracy and Conflict Resolution, per finanziare progetti di assistenza ai bimbi rimasti gravemente feriti o traumatizzati durante l'assedio. Lui, Vittorio, "nonostante offerte allettanti come una tournee in giro per l'Italia con Noam Chomsky", aveva raccontato di aver deciso di "rimanere all'inferno, qui a Gaza".
http://www.repubblica.it/esteri/2011/04/15/news/arrigoni_profilo-14948263/index.html?ref=search
Fonte: Repubblica.it

Articoli Stampa Italiana ed Estera su Vittorio Arrigoni

"La casa di Vittorio"

Qualche settimana fa Vittorio Arrigoni mi ha salutato tono preoccupato, ma non per la sua presenza a Gaza bensì per la salute del padre, operato di recente e in precario stato di salute. Ai genitori Vittorio è molto legato, non solo dall’affetto di figlio ma anche dalla condivisione di ideali politici. Una famiglia impegnata a sinistra, da sempre, che lo ha appoggiato in tutte le sue scelte. «Da casa mi arrivano notizie preoccupanti, per qualche settimana me ne andrò in Italia, ho voglia di rivedere mio padre», diceva. Da Gaza invece non è più partito, forse confortato da qualche aggiornamento giunto dall’Italia. Vittorio la Striscia di Gaza non la lascerebbe mai. Quel piccolo lembo di terra è diventato la sua seconda casa, anzi la prima, dove vivere e svolgere il suo impegno a difesa dei diritti dei palestinesi, sotto assedio e dimenticati dal mondo. Faceva male ieri sera vedere Vittorio bendato e con segni di violenza sul volto nel un video postato  su Youtube, con le mani legate dietro la schiena, mentre qualcuno gli tiene la testa per i capelli. Faceva davvero male se si tiene conto del lavoro svolto da Vittorio dal 2008 sino ad oggi per informare sempre, in ogni momento, attraverso il suo blog, su Facebook e con articoli per vari siti, su quanto accade a Gaza. Senza un attimo di sosta, anche di notte. «Aerei F-16 israeliani hanno colpito pochi minuti fa Rafah...un contadino ucciso da un cecchino mentre era nel suo campo...bambino ferito gravemente da una raffica», sono i messaggi che da Gaza lancia continuamente al mondo, accompagnandoli da commenti ed analisi.

Nella Striscia Vittorio Arrigoni era arrivato la prima volta come rappresentante dell’International solidarity movement, a bordo di uno dei due battelli del Gaza Freedom Movement che violando, con successo, il blocco navale israeliano di Gaza, ha aperto la strada alla nascita due anni dopo della Freedom Flotilla. Diventammo amici in quei giorni. Per il suo look da lupo di mare – berretto, pipa e tatuaggi – lo ribattezzai «Capitan Findus». A lui piaceva quel nomignolo che qualche settimana dopo divenne purtroppo azzeccato, vista la fuga a nuoto che Vittorio tentò (invano) quando venne bloccato in mare da commando israeliani giunti a fermare le barche dei pescatori palestinesi. Venne incarcerato in Israele e rispedito in Italia ma lui, dopo qualche settimana, si imbarcò su di un altro battello della GFM e ritornò a Gaza. Fu una decisione davvero importante, forse perché era consapevole di ciò che stava maturando sul terreno. Il 27 dicembre 2008 si ritrovò ad essere l’unico italiano e uno dei pochi stranieri presenti nella Striscia di Gaza durante la devastante offensiva militare israeliana «Piombo fuso». I suoi racconti pubblicati dal manifesto, chiusi immancabilmente dalle parole «Restiamo umani», rappresentano una delle testimonianze più lucide e coinvolgenti di quanto accadde in quei giorni d’inferno in cui Gaza, peraltro, era chiusa alla stampa internazionale. Con il manifesto poi Vittorio ebbe qualche incomprensione ma non aveva esitato un minuto, lo scorso dicembre, a rivolgere in Facebook e Youtube un appello ai tanti che lo seguono – e sono molte migliaia, non solo in Italia in sostegno della sopravvivenza del nostro giornale.

A Gaza Vittorio Arrigoni era tornato, senza più lasciarla, poco più di un anno fa, passando dall’Egitto, per dedicarsi alla tutela delle migliaia di contadini palestinesi ai quali Israele non permette l’ingresso nei campi coltivati situati in quell’ampia «zona cuscinetto» costituita unilateralmente all’interno della Striscia. Era impegnato anche a scrivere il suo nuovo libro. Ma Gaza è un territorio dove troppi attori, spesso solo burattini manovrati da qualcuno, cercano un ruolo da protagonisti. Tra questi ci sono i salafiti della sedicente «Brigata Mohammed Bin Moslama», ai quali non interessa nulla di Gaza e dei palestinesi e ancora meno dei loro amici. Vedono nemici ovunque, tranne quelli veri. Ieri questi presunti salafiti hanno sequestrato Vittorio per ottenere dal primo ministro di Hamas, Ismail Haniyeh, la scarcerazione dello sceicco al-Saidani, noto anche come Abu Walid al-Maqdisi, leader di Al-Tawhid Wal-Jihad, una formazione qaedista. Al-Maqdisi è stato arrestato poco più di un mese fa dai servizi di sicurezza di Hamas che da due anni sono impegnati contro le cellule salafite che agiscono soprattutto nella zona di Rafah (dove meno di due anni fa hanno persino proclamato un emirato islamico. Hamas reagì facendo una strage). Vittorio Arrigoni non merita di essere usato come merce di scambio, lui che ha sempre creduto nella dignità di ogni persona, ovunque nel mondo, a cominciare dai palestinesi. Ai suoi rapitori possiamo solo rivolgere la sua perenne esortazione: «Restiamo umani». 


http://www.ilmanifesto.it/archivi/commento/anno/2011/mese/04/articolo/4458/
Fonte: ilmanifesto.it

Articoli Stampa Italiana ed Estera su Vittorio Arrigoni

Arrigoni, l'attivista-giornalista

Impegnato nel volontariato a favore dei palestinesi,
ma anche cronista per il manifesto


Vittorio Arrigoni, rapitoe ucciso a Gaza
Vittorio Arrigoni, rapito
e ucciso a Gaza
MILANO - Vittorio Arrigoni era nato a Besana Brianza, in Lombardia. Il trentaseienne attivista per i Diritti Umani dell'International Solidarity Movement ucciso a Gaza, - come raccontava egli stesso, alias «Vik Utopia» sul suo profilo Facebook - affermava che il suo «non è un lavoro (non essendo retribuito) ma una vocazione». Vittorio, che aveva anche un blog seguitissimo, «Guerrilla radio», nel 2009 aveva pubblicato il libro Restiamo umani, che era anche il monito con cui chiudeva le corrispondenze per il manifesto dalla striscia di Gaza durante i giorni dell'assedio israeliano. I proventi sono stati devoluti interamente al Center for Democracy and Conflict Resolution, per finanziare progetti di assistenza ai bimbi rimasti gravemente feriti o traumatizzati durante l'assedio. Lui, Vittorio, «nonostante offerte allettanti come una tournée in giro per l'Italia con Noam Chomsky», aveva raccontato di aver deciso di «rimanere all'inferno, qui a Gaza».
L'AMICA - «Vittorio è una persona meravigliosa, che ama profondamente Gaza e la Palestina» spiegava Alessandra Capone, amica intima di Vittorio Arrigoni. La ragazza, attivista della Rete romana di solidarietà con il popolo palestinese ha spiegato: «Sono stata contattata da amici palestinesi di Gaza, che non riuscivano a mettersi in contatto con Vittorio e che avevano vaghe notizie sul rapimento. Allora ho provato a chiamarlo sul cellulare ma senza esito». Dopo un po', quando gli stessi amici le hanno segnalato il video su Youtube, la dolorosa conferma.
Redazione online
http://www.corriere.it/esteri/11_aprile_14/arrigoni-scheda_ad49a3d0-66c4-11e0-a8cd-42b6ca6f7d7e.shtml
Fonte: corrieredellasera.it

Articoli Stampa Italiana ed Estera su Vittorio Arrigoni

"Dolore per l'uccisione di Arrigoni. All'Orientale si ricorda il suo impegno"

 Video e interviste in memoria dell'attivista morto a Gaza

«Ha raccontato la storia dalla parte degli oppressi»

Il presidio di Napoli
Il presidio di Napoli


NAPOLI - La notizia dell'uccisione dell'attivista per i diritti umani a Gaza, Vittorio Arrigoni, ha suscitato grande indignazione e profonda tristezza in tutta Italia e anche a Napoli. Ieri sera, a poche ore dalla notizia del suo rapimento da parte del sedicente Gruppo Salafita per la Predicazione e il Combattimento (Gspc), una cinquantina di persone hanno organizzato un presidio di solidarietà in piazza del Plebiscito per chiedere l'immediata liberazione del volontario. Un'immensa bandiera della Palestina e uno striscione con la scritta «Vittorio libero» sono stati esposti di fronte alla Prefettura, mentre alcuni ragazzi accendevano delle «sky lanterns», che volavano al di sopra dei palazzi, come luminosi messaggi di speranza. Una speranza che purtroppo è risultata vana visto che Arrigoni è stato trovato morto nella notte dalle milizie di Hamas che stavano mettendo in atto un blitz per liberarlo. Attivista per i diritti umani ma anche blogger e giornalista free lance per le testate il Manifesto, Peace reporter e per l'agenzia Ami, Arrigoni è stato l'unico italiano presente a Gaza durante i bombardamenti israeliani dell'operazione «Piombo fuso» che durò dal 27 dicembre 2008 al 18 gennaio 2009 e causò la morte di 1300 palestinesi, di cui 900 civili. I suoi reportage quotidiani, pubblicati da il Manifesto, si concludevano tutti con un auspicio, che poi è diventato il titolo del libro che li ha raccolti tutti: «Restiamo umani».

Vittorio Arrigoni
Vittorio Arrigoni
Per ricordare il suo sacrificio, e il suo impegno per la causa del popolo palestinese a cui aveva dedicato tutta la sua vita, questa sera a palazzo Giusso a largo San Giovanni Maggiore saranno proiettate a partire dalle 19,30 delle sue interviste e dei suoi video per permettere a chi non lo conosceva di apprezzare le sue parole e a chi lo conosceva di avere un momento di confronto e conforto. «Non se ne va solo un compagno e un amico, se ne va una voce libera, uno dei pochi che ancora aveva il coraggio di non salire sul carro dei vincitori, come hanno fatto tanti (anche nella cosiddetta sinistra), ma di raccontare la storia stando dalla parte degli oppressi» scrivono gli organizzatori dell'evento che nel ricordarlo citano Bertolt Brecht «Ci sono uomini che lottano un giorno e sono bravi, altri che lottano un anno e sono più bravi, ci sono quelli che lottano più anni e sono ancora più bravi, però ci sono quelli che lottano tutta la vita: essi sono gli imprescindibili». Domani poi la manifestazione contro la guerra in Libia che partirà da piazzale Tecchio alle 10,30 si aprirà con uno striscione dedicato a Vittorio Arrigoni. Anche il Coordinamento dei giornalisti precari della Campania ricorda il sacrificio del volontario dell'International Solidarity Movement in una nota: «La morte orrenda di Vittorio Arrigoni riguarda tutti coloro che ogni giorno raccontano i fatti e la verità in contesti di guerra. Il suo impegno e il suo coraggio sul campo devono rimanere nella nostra memoria perché a Gaza e in tutti i territori palestinesi possa esserci ancora la libertà di fare informazione. Vittorio, blogger e free lance, dimostrava nei fatti che, oltre per la quotidiana sopravvivenza, alla base del lavoro ci può essere ancora un ideale e magari un'utopia. Nella sua vita aveva deciso anche di scrivere e di narrare il costante assedio di Gaza e della sua popolazione, soprattutto quando i riflettori dell'informazione internazionale si spegnevano. Unico italiano presente a Gaza durante l'operazione Piombo fuso, Vittorio è stato un punto di riferimento per chiunque cercasse notizie, contribuendo a rompere l'assedio di chi voleva gestire l'informazione. Chiediamo che le istituzioni del nostro Paese s'impegnino a fare luce su questo atto barbaro e sui suoi tanti lati oscuri da chiarire. Alla famiglia di Vittorio, ai suoi amici italiani e di Gaza, il nostro abbraccio sincero».
Alfonso Bianchi
15 aprile 2011

http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/notizie/cronaca/2011/15-aprile-2011/dolore-l-uccisione-arrigoniall-orientale-si-ricorda-suo-sacrificio-190442652837.shtml

Fonte: corrireredelmezzogiorno.it

Articoli Stampa Italiana ed Estera su Vittorio Arrigoni

"Vittorio Arrigoni, Combatiente por la paz"

Vittorio Arrigoni, activista italiano del Movimiento de Solidaridad Internacional (International Solidarity Movement, ISM en sus siglas en inglés) fue asesinado ayer por la noche en una casa abandonada de la Franja de Gaza. Quizás en una de las que él mismo contribuyó a evacuar durante los bombardeos de la Operación Plomo Fundido.
Durante las tres semanas que duró aquella operación, Vittorio vestido con un chaleco de paramédico palestino, saltaba varias veces al día al interior de una ambulancia y le gritaba a Marwan, nuestro conductor favorito, que bastante tenía con esquivar las bombas y el fósforo blanco que iluminaban el camino "Jallah, Jallah Schumacker, circula más rápido que nos esperan". "Vik Utopía", como le llamábamos, era el primero en salir del vehículo y ponerse a levantar cascotes, sacar fotos, ayudar a los heridos, animar a los familiares, llamar por teléfono a Italia para contar lo que sucedía, compartir tabaco con todo aquel que se lo pidiese y quejarse. Quejarse siempre y en alto. Vittorio siempre se quejaba de lo que veíamos.

Vittorio y el miedo no congeniaban. Él nunca se agachaba cuando la explosión sonaba cerca. Al contrario. Gritaba. Insultaba a los que nos disparaban, se enfadaba, miraba a su alrededor y terminaba por animarnos a todos. Personalidad y carácter. Siempre con la pipa en la boca, escribiendo en su cuaderno y hablando por teléfono. Vittorio no daba discursos, reaccionaba como un palestino más, mimetizado, convertido en uno de ellos. Vittorio era un gazaui más. No necesitaba hablar árabe ni prácticamente inglés. Su idioma era el italiano y así se entendía, sonriendo, chapurreando y a gestos, con todo el mundo. Vittorio tenía la voluntad de los persistentes. La honestidad de quien estaba dispuesto a llegar hasta el final. Con principios y convicciones. Vittorio no era un aventurero.

Al contrario. Era uno de los miembros más conscientes del International Solidarity Movement (ISM). El extranjero que más tiempo ha pasado en la Franja de Gaza tratando de formar un grupo estable de activistas que participasen en la resistencia noviolenta de los palestinos contra la ocupación. Cuando el ejército israelí asesinó a Rachel Corrie y a Tom Hurndall en 2003 el ISM decidió retirarse de la zona para evitar más muertes. Por aquel entonces Vittorio participaba en las actividades de la organización en Cisjordania. Tarde o temprano todos los miembros del ISM allí son detenidos y deportados por las autoridades israelíes. Vittorio no se libró.

Pasó entonces a formar parte del núcleo originario del movimiento "Free Gaza" con el objetivo de romper el bloqueo marítimo israelí a través del envío de barcos que zarpaban desde Chipre transportando periodistas y activistas hasta la Franja asediada. En Agosto de 2008 formó parte de la travesía inaugural, navegando en el primer barco extranjero que atracaba en Gaza desde 1967. Una vez allí, Vittorio y media docena de personas comenzaron a establecer contactos para que los extranjeros del ISM realizasen, junto a los palestinos, acciones de resistencia noviolenta contra el ejército israelí. Vittorio y sus compañeras salían cada mañana a faenar con los pescadores. Ofrecían su presencia y sus pasaportes como escudo humano para evitar que las patrulleras israelíes les disparasen. Grababan los ataques y se lo contaban al mundo.
Vittorio fue detenido por la armada. Le dispararon con una pistola eléctrica. Cayó el mar. Casi se ahoga. Tras varios días en una cárcel israelí fue deportado a Italia. Dos semanas después regresaba a Gaza. Él nunca tiraba la toalla. Yo le conocí horas antes de embarcar, juntos, en el último bote que alcanzó puerto. El que llegó a Gaza el 19 de diciembre de 2008 transportando a los siete extranjeros que vivimos la Operación Plomo Fundido. Se pasó la noche explicándome lo que significaban para él las brigadas internacionales de la guerra de España. Le apasionaban. Vittorio sentía que su presencia en Gaza era la de un brigadista. Orwell y Homenaje a Cataluña eran su referente.

Fue Vittorio el que propuso, cuando comenzaron los bombardeos sobre Gaza, que nos ofreciésemos como voluntarios para circular en las ambulancias. Fue él quien nos convenció a nosotros y gestionó ante la Media Luna Roja que los siete extranjeros que estábamos en aquel momento en el grupo del ISM de Gaza nos convirtiésemos en testigos en primera línea de lo que sucedía.
Cuando la guerra terminó e Israel decretó la prohibición de transitar por los terrenos adyacentes a la frontera, los más fértiles de Gaza y de los que miles de campesinos dependen, Vittorio lideró una vez más al grupo de voluntarios extranjeros que se ofrecían con sus chalecos fluorescentes y sus cámaras como escudos humanos para que las familias pudieran acceder a recoger sus cosechas. Le disparaban y él lo grababa y lo contaba. Sin miedo. Con convicción. Ese era su trabajo. Hace menos de una semana, cuando Israel bombardeaba Gaza de nuevo, se sentó a fumar nargile con un responsable del Centro Palestino de los Derechos Humanos y grabaron, juntos, su último vídeo, preguntándose, como siempre, cómo podía pararse aquello. Vittorio era de los que se quedaban cuando se terminaba la noticia. De los que pensaban que estar es sinónimo de "siempre".

A Vittorio no le gustaba la palabra cooperante. Su trabajo no era humanitario. Era político. Rechazaba por igual la equidistancia y la neutralidad. Vittorio era un combatiente por la paz. Por una paz justa.
Vittorio nos hablaba cada día de los viejos partisanos italianos. Nos cantaba sus canciones en italiano. "Si mis abuelos lucharon el siglo pasado contra el fascismo, nosotros luchamos ahora contra la ocupación. Pero sin Maúser. Con las armas de la solidaridad, con el periodismo y la palabra". Vittorio era, todavía, un comunista convencido. Llevaba tatuada la palabra "mukawarma" -resistencia- en árabe en su antebrazo derecho.

Escribió desde Gaza una serie de crónicas para Il Manifesto durante las semanas infernales de la operación Plomo Fundido. Posteriormente se convirtieron en libro y fueron traducidas a varios idiomas. Su prólogo, "Gernika en Gaza" comienza así: "Desde Israel llega una amenaza terrible: este es sólo el primer día de una campaña de bombardeos que podría prolongarse durante dos semanas. Construirán un desierto y lo llamarán paz. El silencio del mundo es hoy mucho más ensordecedor que las explosiones que cubren la ciudad como un sudario de terror y muerte. Seguimos siendo humanos."
Vittorio ha muerto apenas unos días más tarde que Juliano Mer Khamis. Asesinados por un fanatismo integrista que se opone a la paz. Juliano y Vittorio eran los mejores. Pertenecían a ese grupo que Michael Warsavsky, escritor y activista israelí sitúa "al otro lado de la frontera" alejados de nacionalidades y religiones, unidos en lo común. Solidarios. Aún humanos.


Fonte: elpais.com quotidiano spagnolo

Articoli Stampa Italiana ed Estera su Vittorio Arrigoni

"Grupo alinhado com Al Qaeda mata ativista italiano em Gaza"


FAIXA DE GAZA (Reuters) - O Hamas encontrou nesta sexta-feira o corpo de um ativista italiano defensor dos palestinos que foi morto por simpatizantes da Al Qaeda na Faixa de Gaza, levantando questões sobre o controle do grupo islâmico no enclave sitiado.
Dois homens foram detidos e outros estão sendo procurados por conta do sequestro e assassinato de Vittorio Arrigoni, de 36 anos, encontrado estrangulado em uma casa abandonada nesta sexta-feira, disseram autoridades do Hamas.
O grupo jihadista Salafi em Gaza, alinhado com a Al Qaeda, ameaçou na quinta-feira executar Arrigoni a não ser que o líder do grupo, detido pelo Hamas no mês passado, fosse libertado.
Foi um desafio sem precedentes para o Hamas, cuja hostilidade persistente contra Israel aprofundou o isolamento e a pobreza da Faixa de Gaza, onde vivem 1,5 milhão de palestinos.
"Gaza é segura e eu quero assegurar a todos os visitantes em Gaza que estão seguros", afirmou Ismail Haniyeh, premiê do Hamas, a um jornalista francês.
"O crime que ocorreu foi um incidente isolado... e vamos assegurar a lei contra os criminosos."
Saeb Erekat, assessor do presidente palestino, Mahmoud Abbas, chamou o assassinato de "uma página negra na história palestina", e pediu a reconciliação nacional. Erekat faz parte da facção Fatah, expulsa de Gaza pelo Hamas em 2007.
O porta-voz do Hamas Fazwi Barhoum denunciou o crime como sendo uma tentativa de "prejudicar a solidariedade internacional com a Faixa de Gaza e prejudicar a imagem do povo palestino".


Fonte: oglobo.com quotidiano brasiliano

Articoli Stampa Italiana ed Estera su Vittorio Arrigoni

"Un militante pacifiste italien enlevé et exécuté par des salafistes à Gaza"

Aucun otage étranger n’avait jusqu’à présent été tué dans le territoire depuis son accession à l’autonomie en 1994.



Vittorio Arrigoni le 29 octobre 2008 dans le port de Gaza. (AFP Mahmud Hams)



Un militant pacifiste italien enlevé par un groupe salafiste à Gaza a été exécuté par ses ravisseurs, a annoncé vendredi le Hamas, qui a promis de «traquer» les auteurs de ce «crime atroce», inédit dans le territoire palestinien autonome.
Le corps de Vittorio Arrigoni a été retrouvé quelques heures après l’annonce de son enlèvement, le premier d’un étranger à Gaza depuis que la prise de contrôle du territoire par le mouvement islamise en juin 2007.
Il a été découvert dans un quartier du nord-ouest de la ville de Gaza, selon les services de sécurité du Hamas, qui en ont interdit l’accès aux médias.
L’otage italien, journaliste, écrivain et militant du mouvement pacifiste pro-palestinien International solidarity mouvement (ISM), a été étranglé et deux de ses ravisseurs présumés ont été arrêtés, selon un porte-parole des services de sécurité.
«Le gouvernement condamne ce crime atroce qui ne reflète pas nos valeurs, notre religion, nos coutumes et traditions, et affirme qu’il va traquer le reste des membres du groupe et leur appliquera la loi», a déclaré le porte-parole du ministère de l’Intérieur du Hamas, Ihab al-Ghoussein.
Aucun otage étranger n’avait jusqu’à présent été tué dans le territoire depuis son accession à l’autonomie en 1994.
Les forces de sécurité ont rapidement identifié un «membre du groupe qui a livré les autres membres et montré l’endroit où se trouvait le militant», a ajouté le porte-parole lors d’une conférence de presse télévisée, assurant que leur intervention s’était produite après l’exécution de l’Italien.
Elles «ont trouvé le corps de l’otage tué depuis plusieurs heures d’une façon atroce selon le rapport du médecin légiste», a-t-il poursuivi. «Les premières constatations indiquent l’intention des ravisseurs de tuer, étant donné qu’il a été assassiné peu de temps après l’enlèvement», a-t-il insisté.
Le Hamas a estimé que le dénouement de ce rapt ne remettait pas en cause le maintien de l’ordre à Gaza.
«Ce crime ne reflète pas la situation véritable et le climat de sécurité et d’ordre dans la bande de Gaza, et ne signifie pas un retour en arrière, et le gouvernement restera vigilant pour assurer la stabilité et la sécurité, d’autant plus que cet incident est le premier du genre depuis des années», a souligné Ihab al-Ghoussein.
Des militants salafistes avaient annoncé jeudi soir avoir enlevé Vittorio Arrigoni, menaçant de le tuer à l’expiration d’un ultimatum pour la libération de leurs camarades détenus par le Hamas, citant le chef du groupe salafiste Tawhid wa al-Jihad, arrêté en mars.
«Nous avons enlevé l’Italien Vittorio et nous demandons au gouvernement de (Ismaïl) Haniyeh de relâcher tous nos prisonniers, à commencer par cheikh Hicham al-Soueïdani. Si vous ne répondez pas (…) dans les 30 heures à compter de 11H00 (08H00 GMT) le 14 avril, nous exécuterons le prisonnier», affirmaient-ils dans une vidéo diffusée sur YouTube.
Sur la vidéo, où l’on voyait un otage masqué et au visage contusionné, les ravisseurs se réclamaient d’un groupe jusqu’alors inconnu.
Le ministère italien des Affaires étrangères avait confirmé le rapt, indiquant avoir entrepris «les démarches opportunes pour une intervention visant à le protéger».
Les groupes palestiniens de Gaza se définissant comme «salafistes» comptent plusieurs centaines de membres, selon leurs dirigeants. Un temps compagnons de route du Hamas, ils s’en sont progressivement éloignés, l’accusant de faiblesse face à Israël et dans l’imposition de la loi islamique.
La tension avec le Hamas avait atteint son paroxysme en août 2009, quand l’un d’eux, le Jound Ansar Allah, avait proclamé un «émirat» islamique dans une mosquée de Rafah (sud). La répression des forces du Hamas avait fait 24 tués.


Fonte: liberation.fr quotidiano francese



mercoledì 12 ottobre 2011

Articoli Stampa Italiana ed Estera su Vittorio Arrigoni

"Idealistic blogger was more Palestinian than the criminals who killed him"

By Matthew Kalman
Saturday, 16 April 2011



Vittorio Arrigoni's middle name was Utopia, yet he chose to spend most of the past three years in the hell of Gaza, acting as a human shield for Palestinian fishermen harassed by the Israeli navy and reporting to a worldwide audience.

His "Guerrilla Radio" blog about life in Gaza was required reading among radical circles in Italy and he published passionate newspaper commentaries about the plight of the Palestinian people and the "crimes" of "the Zionist regime in Tel Aviv", which he condemned as "one of the worst apartheid regimes in the world". His final post, published hours before his abduction, and subsequent hanging by gunmen in Gaza, praised the "invisible battle for survival" waged by the smugglers in Gaza's tunnel network under the border with Egypt against Israel's "villainous blockade".

Each blog post by "Vik from Gaza City" ended with the entreaty to "stay human" – also the title of his book about living through Israel's Cast Lead invasion in 2009, when he was one of the few foreign journalists reporting from inside Gaza. For Palestinian sympathisers around the world, Arrigoni's trademark curly pipe, rugged good looks and facial piercings became the human face of Gaza.
Arrigoni was born in Besana Brianza, near Milan, 36 years ago and said rebellion ran in his blood. He had the word muqawama – Arabic for "resistance" – tattooed on his right arm. "I come from a partisan family," he said in a recent interview. "My grandfathers fought and died struggling against an occupation, in Italy it was the Nazi-Fascist one. For this reason probably, in my DNA, my blood, there are particles that push me to struggle for freedom and human rights."

He was on the first Free Gaza boat to break the Israeli blockade in August 2008. A month later he was cut by flying glass after the Israeli navy used water cannon on a fishing boat where he was acting as a human shield. In November 2008 he was arrested by the Israelis while out with another fishing boat but managed to return to Gaza before Cast Lead began.
Among his friends in the International Solidarity Movement (ISM) and the Free Gaza Movement (FGM), his abduction and murder have left a bewildering sense of bereavement equal to the deaths of Rachel Corrie and Tim Hurndall, two activists killed by Israeli soldiers. Hundreds of ISM activists organised rallies in Ramallah and Gaza yesterday to mourn their friend. Several gatherings were also held in Italy.
"It's unbelievable," said Huwaida Arraf, a co-founder of the ISM. "He was more Palestinian than the criminals that killed him."

Greta Berlin, a founder of the FGM, said Arrigoni's death would not derail the struggle of foreign activists, who would remain in Gaza. The kidnapping came a week after the assassination of Juliano Mer-Khamis, a Palestinian-Israeli theatre director in Jenin.
"With Juliano murdered and now Vik, it makes us so terribly sad the killings continue," Ms Berlin told The Independent. "If the people behind these murders think we will quit, they are mistaken. Like the murder of Rachel Corrie, hundreds of us signed on to work for justice for the Palestinians. We will do the same this time."

Fonte: indipendent.co.uk quotidiano britannico




Video Interviste a Vittorio Arrigoni

Ultima intervista




"Ricordatemi per i miei sogni"




Intervista "Io sto con Emergency"





"Noi, testimoni scomodi di crimini di guerra"





Restiamo umani

pt.1
pt2

Intervista Al Jazeera (42min.)




Canale FreedomFlotillaItaly YouTube






Fonti: Youtube

Link da Consultare

Per conoscere le attività che Arrigoni ha svolto durante la sua missione, i suoi pensieri, i suoi articoli e i progetti di cui faceva parte, suggeriamo una serie di link consultabili attraverso i quali potrete anche scaricare del materiale.

Il blog Guerrilla Radio, in cui sono raccolti tutti i suoi reportage:
http://guerrillaradio.iobloggo.com/

Il sito ufficiale dell'International Solidarity Movement di cui Arrigoni faceva parte:
http://palsolidarity.org/

Una pagina in cui è possibile trovare un opuscolo realizzato dall'Associazione AMAL - bambini per la pace ONLUS che contiene testi e foto di Vittorio Arrigoni e altri articoli scritti da lui per PeaceReporter:
http://www.invictapalestina.org/public/articoli_vik/indice_vik.htm

Infine, per comprendere in grandi linee il contesto in cui Arrigoni operava, proponiamo una breve spiegazione del conflitto israelo-palestinese, tratto dal sito PeaceReporter:
http://it.peacereporter.net/conflitti/paese/4571

Fonti: Invicta Palestina.org
           Peace Reporter

Chi era Vittorio Arrigoni?


Biografia

Vittorio Arrigoni

Nato da una famiglia antifascista nel 1975, Arrigoni era noto soprattutto per la sua attività in sostegno della causa palestinese e in particolare contro l'assedio condotto dallo Stato di Israele verso la popolazione della Striscia di Gaza, criticava duramente la politica autoritaria e teocratica di Hamas nell'amministrazione della Striscia e quella di Fatah in Cisgiordania, considerata nei fatti collaborazionista con Israele.
Membro dell'ong International Solidarity Movement, dal 2008 si era trasferito a Gaza da dove diffondeva informazioni sulle condizioni dei palestinesi della Striscia.
Nel 2008 è stato ferito e incarcerato dall'Esercito israeliano per aver difeso 15 pescatori palestinesi che pescavano in acque internazionali.Collaboratore di Radio Popolare e reporter per il quotidiano Il manifesto, con la stessa casa editrice ha pubblicato nel 2009 il libro Restiamo umani, raccolta dei suoi reportage da Gaza, tradotto anche in inglese (con un'introduzione dello storico israeliano Ilan Pappé, spagnolo e tedesco.Durante l'Operazione Piombo fuso, ha ottenuto notorietà internazionale poiché il suo blog Guerrilla Radio era l'unica fonte occidentale a informare da Gaza in un momento in cui nessun giornalista professionista aveva accesso alla Striscia. Il sito di Arrigoni divenne per varie settimane uno dei blog più citati e letti in Italia.Il 12 ottobre 2010 ha pubblicato un video di risposta a Roberto Saviano, dopo la partecipazione dello scrittore a una manifestazione pro-Israele.Il 4 gennaio 2011 ha ripubblicato sul proprio blog il manifesto dei giovani di Gaza Gaza Youth Breaks Out in segno di protesta e a favore della loro rivendicazione di libertà sia dall'occupazione israeliana.Nelle ultime settimane della sua vita Arrigoni ha preso posizione a favore delle rivoluzioni del 2011 in corso in diversi Paesi arabi.Rapimento e morteDopo aver ricevuto varie minacce di morte, il 14 aprile 2011 è stato rapito da un gruppo terrorista salafita attivo nella striscia di Gaza .Un video immediatamento pubblicato su YouTube dai rapitori mostrava Arrigoni bendato e legato, .
Il giorno successivo, il corpo senza vita di Arrigoni veniva rinvenuto dalle Brigate Ezzedin al-Qassam nel corso di un blitz in un'abitazione di Gaza City; la morte sarebbe avvenuta nella notte tra il 14 e il 15 aprile per strangolamento o per soffocamento.

Fonte: Siamo tutti Vittorio Arrigoni